mercoledì 15 giugno 2011

Aforismi sparsi

1.    Lo sport è una forma di masochismo.
2.    Se volete che sia puntuale, prima inventatemi il teletrasporto.
3.    Nessun lavoro è tanto urgente da non poter essere rimandato a domani... almeno per quanto mi riguarda.
4.    I gatti sono più intelligenti di quanto vogliono farci credere. Ma non tanto furbi quanto credono di essere.
5.    Il tacco a spillo l'ha inventato un sadico misogino.
6.    Se il senso dell'umorismo non esistesse, bisognerebbe inventarlo.
7.    Le idee migliori mi vengono sempre quando mi è assolutamente impossibile annotarmele. E dopo, naturalmente, le dimentico.
8.    Per lavorare ho bisogno di concentrazione. Perciò come vedete ora mi sto concentrando, anche se a voi sembra che stia solo riposando. Ehm...
9.    Un semplice “Miao” può voler dire molte cose. Può significare “Ho fame”come “Ho bisogno di coccole”, o “Ti voglio tanto bene”, oppure “Devo andare al gabinetto, quanto ci metti a liberarlo?”... molte, molte cose.
10.    Per quanto un parrucchiere possa impegnarsi, non farà mai esattamente quel che vuoi tu.

martedì 14 giugno 2011

Come diventare un Principe Azzurro

Incredibile a dirsi, ma mi sono accorta che molti lettori sono giunti sul mio blog perché cercavano un sistema per “diventare un Principe Azzurro” (da ora in poi PA, per brevità). Ora, io non so se si tratti di uomini che vogliono venire incontro alla propria partner, o se siano invece donne che cercano di trasformare il proprio compagno nel PA. Nel secondo caso vedo poco da fare. Inoltre pare che le fatine magiche si siano estinte da molto tempo, per cui non è neanche sperabile puntare sull'esoterismo. E poi, onestamente, cercare di cambiare qualcuno per proprio tornaconto è sempre sgradevole e scorretto. Però si possono dare piccoli suggerimenti. Se invece sei un Rospo ansioso di diventare PA leggiti queste brevi, semplici riflessioni. E ricordati che vanno sempre adattate al proprio carattere, alle circostanze e a un mucchio di altre cose che fanno parte della vita quotidiana.

DA ROSPO A PRINCIPE AZZURRO IN 20 MOSSE

1) Quando lei ti parla, ascoltala. Ma per davvero. Fare finta non vale, e prima o poi lei potrebbe accorgersene (questa devo tenerla a mente anch'io).
2) Tieni un'agenda in cui segnare tutte le date importanti, tipo anniversari, compleanni, onomastici, giorni del suo ciclo eccetera. Prima o poi dovrei farlo anch'io... che giorno è oggi?
3) Mai, e per nessun motivo al mondo, devi dirle che somiglia a sua madre! Per quanto la madre in questione possa essere splendida, questo è il peggior insulto che si possa fare a una donna.
4) Non fare in sua presenza cose che sai potrebbero infastidirla, tipo scaccolarti, grattarti il sedere, ruttare o ammirare le altre.
5) Cerca di ricordarti i suoi gusti. Colore preferito, gusto di gelato, vino, animali, cose, città, marche di automobili... se hai la memoria corta scriviteli da qualche parte.
6) Ogni tanto falle qualche complimento. Senza esagerare la realtà, però, o penserà che la prendi in giro.
7) So che l'ho già detto, ma certe cose è bene ripeterle. Se vivete insieme fai la tua parte nella manutenzione della casa*, senza pretendere che se la sbrogli solo lei con la scusa che si fa così da secoli e che la nonna era tanto felice così. Ricordati che i mestieri di casa non hanno mai fatto cadere il pisello a nessuno! E se non ne sei capace, impari! Come fanno tutti! Come per altre cose, prendi appunti e chiedi consiglio a chi ne sa più di te.
8) Il PA è forte. Non sviene se si fa un taglietto e perde una goccia di sangue, non si sente mancare per due lineette di febbre ed è in grado di aprire una scatola di pelati o di avvitare una moka senza chiedere aiuto ai Vigili del Fuoco.
9) Il PA è coraggioso e non ha paura di esprimere i suoi sentimenti. E non teme di dire alla sua Principessa che le vuole bene.
10) Non rinunciare ai tuoi interessi (a meno che quest'interesse non sia correre dietro alle altre), e allo stesso tempo non chiedere a lei di rinunciare ai suoi. Diventare il PA di qualcuno non vuol dire trasformarsi nel suo zerbino!
11) Ovviamente questa non è una scusa per mandarla a quel paese ogni volta che ti chiede qualcosa. Richieste ed esigenze vanno prese in considerazione una per volta e valutate ricordandosi di tenere la testa avvitata sulle spalle.
12) Prima delle Grandi Manovre molte donne gradiscono (leggi: esigono) i preliminari (per questioni “tecniche”, non è un inutile vezzo e/o perdita di tempo). Alcune no. Tu agisci di conseguenza. Nel dubbio, chiedi. Per certe cose è meglio informarsi prima.
13) Il PA è generoso. Non in senso strettamente economico ma in fatto di sentimenti, tempo, attenzione e così via.
14) Raccontare frottole alla propria Principessa non ha mai aiutato nessun Rospo a diventare PA. Molto meglio essere onesti. Il che non vuol dire essere brutali.
15) Non fare a lei quel che non vorresti lei facesse a te. E viceversa. Ricordati che se vuoi ricevere devi anche dare. In tanti sensi.
16) La sua migliore amica può essere simpatica, carina, intelligente. Ma mai “quel gran pezzo di gnocca”. Questa è una cosa che può dire solo lei.
17) La sua sindrome mestruale non può diventare argomento di battute. Quando una si sente fisicamente uno straccio tende a perdere un po' il senso dell'umorismo. Idem, se è di cattivo umore non è una buona idea attribuirlo alle “sue cose”. L'umore, in questi casi, tende nettamente a peggiorare.
18) Se lei sembra arrabbiata, molto probabilmente è arrabbiata davvero, anche se nega. Se nega con eccessiva insistenza, forse è addirittura arrabbiata per colpa tua. Ma forse anche no. Impara a interpretare il linguaggio non verbale. È un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo...
19) Il PA non è un modello universale uguale per tutte, ognuna ha il suo tipo personale. Perciò quel che vale per una potrebbe non valere affatto per un'altra. E nessuno può essere PA a prescindere, lo diventa solo per quella particolare Principessa.
20) Nonostante tutti i tuoi sforzi non sei diventato un PA perfetto? Rallegrati: vuol dire che sei ancora un essere umano!

---NOTE
* Anzi, a tal proposito ti consiglio di visitare il sito dell'Associazione Uomini Casalinghi. È illuminante su molti aspetti!

Il ritorno del Principe Azzurro

Qualche mese fa ho ammorbato il web col mio sondaggio sul Principe Azzurro. Ve lo ricordate? Il sondaggio lo trovate qui e qui, scegliete voi quale vi piace di più (se vi va di farlo, ovviamente).
Perché ne riparlo? Perché dopo aver tanto ascoltato, ho riflettuto che questo poveruomo alla fin fine mi fa un po' pena, che esista oppure no.
Per cominciare, tutte lo confondono con un altro personaggio. Vale a dire con quel fusto alto e con la calzamaglia azzurra, di dubbio gusto. Ebbene, quello non è il Principe Azzurro. Quello è il Mago Zurlì, e voglio ben sperare anch'io che non esista. Lui era uno dei motivi per cui da piccina non volevo seguire lo Zecchino d'Oro. L'altro motivo era Topo Gigio, ma questo è un altro discorso.
Invece no, il Principe Azzurro è semplicemente il partner ideale, quello che corrisponde in pieno ai nostri desideri, sogni, aspettative ed esigenze.
Che abbia o meno il Cavallo Bianco, il mantello o la lucente armatura.
Se poi noi ce lo immaginiamo fatto come il Mago Zurlì... be', allora è un problema che riguarda solo noi. E magari il nostro psicanalista di fiducia...
(to be continued... ma solo dopo che avrete risposto al sondaggio)

lunedì 13 giugno 2011

Sul mio balcone...

Oggi sul mio balcone...
...le piogge frequenti mi deprimono i pomodori...
...gli afidi mi stanno divorando le rose...
...in compenso il bouganville ha deciso di tornare a fiorire...
Piante... va' un po' a capirle...

Nuovo look

Ho modificato lo sfondo del blog.
Vi piace? :-)

domenica 12 giugno 2011

La parola di oggi è... RACCHIA

Il termine “racchia” in realtà è inesatto. È una parola che usiamo solo al femminile, quando invece deriva dal maschile. Provate a cercare sul vocabolario e vedete se non è così. È cos'è un racchio? Non è un signore particolarmente brutto, ma un grappolo d'uva. Per la precisione, un grappolo con pochi acini venuti male, e che per questo viene lasciato sulla vite dopo la vendemmia: inutile coglierlo, non serve a niente. Per traslato, quindi, “racchio” (sempre al maschile) significa anche “goffo e sgraziato”. Non significa "brutto". Ergo, una può essere bella e anche racchia, cioè, bella e anche goffa.
Non fa una piega.
È una questione di modo di porsi, non di effettiva avvenenza fisica.
Ragion per cui quasi chiunque può soffrire del complesso della racchia, indipendentemente dalle doti estetiche.
Cos'è il complesso della racchia?
È quel fenomeno per cui una tutte le volte (o quasi) che si guarda allo specchio prova l'irrefrenabile impulso a infilare la faccia in un sacchetto di carta e non mostrarla più in giro.
Non è uno scherzo, è la dura realtà.
È una cosa brutta e triste.
Io soffro del complesso della racchia.
Come il 99% delle donne occidentali, mi risulta.
C'è un 1% di donne che non sembrano soffrire del complesso della racchia. Ma io credo che siano solo molto brave a fingere.
Moltissime donne in realtà non hanno assolutamente alcun motivo di soffrire di questo complesso.
Però il punto è che non se ne rendono conto.
Io conosco una ragazza bellissima e affascinante, ma assolutamente convinta di essere una racchia. Per esempio.
Mi fanno una rabbia, quelle così.
Ogni volta che si lamenta mi viene voglia di picchiarla.
Ma se lei che è bellissima, affascinante, tutt'altro che sgraziata eccetera si dice racchia, io che racchia lo sono per davvero che dovrei dire? Di essere doppiamente racchia? Più di quanto pensavo?
Ovviamente è inutile dirle che non è una racchia, che è bellissima eccetera.
Fin da piccola i suoi l'hanno sempre trattata da racchia e lei così si sentirà sempre. Per quanti complimenti le si facciano, lei guardandosi allo specchio queste belle cose non le vedrà mai. Lei guardandosi allo specchio vedrà per sempre l'anatroccolo goffo e sgraziato che si sentiva da piccola.
Anche G ha un bel da dirmi che non sono racchia. Io così mi sento, e tutte le sue parole di elogio sono destinate a cadere nel vuoto.
Non ci si può far niente, contro le paranoie che ti inculcano fin da piccola non si può far nulla.
In compenso fin da quando ero piccola mi hanno sempre detto che ho molta fantasia, e così ho finito col crederci anch'io.
E magari neanche questo è vero...

sabato 11 giugno 2011

Cicli e ricicli

Quest'oggi si parla di mestruazioni. Eh, prima o poi doveva pur capitare. Il perché lo lascio alla vostra fervida immaginazione.
Tempo fa sentii Corrado Augias dire che fino a qualche anno fa alle donne giornaliste riservavano solo argomenti futili, come la moda, la bellezza e le mestruazioni.
Sapete perché per lui le mestruazioni sono un argomento futile? Perché non gli toccano. Se gli uomini avessero le mestruazioni, mi ci gioco la camicia che queste sarebbero un argomento d'estrema importanza.
Ma vabbé, facciamo finta di niente sennò finisce che mi dilungo troppo come mio solito.
Io ho un'amica che quando compra gli assorbenti al supermercato sta sempre attenta a che alla cassa dove si serve non ci sia un uomo. E sta anche attenta che in coda, prima o dopo, ci siano solo donne. Perché si imbarazza a far vedere il pacco di assorbenti a un uomo. Come se avere le mestruazioni fosse una colpa vergognosa.
Ora che ci penso, tempo fa (diciamo una decina d'anni fa) mi trovavo in Francia e, caso volle, che mi trovassi a dover comprare un pacco di assorbenti. Il mio problema era che non parlavo (non parlo) francese. Perciò chiesi a un mio amico (maschio) di aiutarmi a spiegare alla farmacista cosa mi occorreva. Be', non ci crederete ma anche lui s'imbarazzò.
Lo fece, ma era più rosso d'un pomodoro maturo.
Neanche gli avessi chiesto di aiutarmi a rapinare una banca!
Quand'ero ragazzina mi ricordo leggende spaventose sulle donne mestruate. C'erano delle mie amiche che “in quei giorni” non annaffiavano le piante e non si lavavano i capelli, perché sennò chissà che sarebbe successo.
Ecco, queste sono cose che mi fanno letteralmente arrabbiare (notare, prego, lo sforzo che faccio per non scendere nel turpiloquio). Perché questo è sessismo bello e buono!
Cosa vuoi che succeda se una donna mestruata annaffia una pianta? Una cippa di niente, ecco cosa succede!
Nell'Ottocento le donne non potevano non solo partecipare alla vita politica, ma neppure testimoniare in giudizio per colpa delle mestruazioni. Perché era convinzione diffusa che questa “particolarità” inficiasse la loro capacità di intendere di volere.
Roba da matti, vero?
Quando ero piccola le mestruazioni erano “cosa da donne”. Non se ne poteva parlare davanti ai maschi. Mai! Sarebbe stato terribile!
Ricordo ancora la lavata di capo che mi presi quando raccontai a un signore, amico di famiglia, che la mamma non poteva venire al mare perché “aveva le mestruazioni”. Dovevo invece dire che “era indisposta”. Il che è la stessa, cosa, ma io non coglievo la leggera sfumatura. C'è anche la possibilità che il signore in questione non avesse la minima idea di cosa fossero, queste benedette mestruazioni. Era anche capace che pensasse fosse una malattia grave e contagiosa.
Ora, io parlo tranquillamente con G di mestruazioni. Non ci vedo nulla di strano, né lui mi pare imbarazzato dall'argomento. Certo, il mal di pancia non riesce a farmelo passare (per quello ci vuole solo un analgesico), ma almeno non le considera un evento misterioso e/o preoccupante.
Voi che ne dite?

PS: ho fatto un sondaggino, qui. Ditemi la vostra!

venerdì 3 giugno 2011

Follie d'amore

Da un po' di tempo mi sto riascoltando la Carmen di Bizet. Mi piace molto, quell'opera. Musicalmente, intendo, però mi appassionano anche i personaggi. Carmen mi riesce sfuggente, è un tipo di donna lontano anni luce da me. Non riesco mai a capire se lei ami Don José oppure no. Da certe versioni sembra di sì, ma poi se vado a riflettere su trama e testi mi pare evidente che così non è. Altrimenti non gli chiederebbe tutti quei sacrifici. A me non salterebbe mai in mente di chiedere a G di ficcarsi nei guai con la legge per amor mio, per esempio. E se lo facesse di sua spontanea volontà gli darei del pazzo.
Però è pur vero che ci sono donne che pretendono dai loro amanti continue conferme, prove che dimostrino il loro amore. Il cavaliere deve affrontare e uccidere il drago per dimostrare alla donzella di amarla davvero.
Povero lucertolone, quand'ero piccola e leggevo le fiabe tifavo sempre per lui.
Probabilmente era anche un esemplare raro di una specie in via di estinzione, il cavaliere che l'uccideva si meritava una bella multa, a mio avviso, altro che il bacio (non ricevevano più di così, nelle fiabe) della bella di turno.
Ma torniamo a noi.
Dicevo, Carmen è ad anni luce da me, direi che è esattamente il mio opposto. Eppure in un certo senso mi piace. La invidio pure, diciamolo. Per lei Don José fa follie. È una di quelle donne per le quali gli uomini farebbero follie.
Cioè, non è che si limitino a offrirle la pizza o ad andarla a prendere in stazione quando ha i bagagli pesanti. C'impazziscono proprio. Farebbero qualsiasi cosa per lei, qualsiasi. Pure disertare l'esercito e unirsi a una banda di contrabbandieri. Per dirne una. A caso.
Ogni tanto mi piacerebbe essere una così. Ma non lo sono mai stata. Tutte le volte che ho provato a fare la femme fatale il meglio che ho ottenuto è stato una risata, una pacca sulla spalla e un "Ma che sagoma, che sei!"
Il peggio è stato un grugnito accompagnato da uno "Sparisci, cretina! Ma che vuoi da me?" (E sì che a me pareva evidente cosa volessi da lui...)
In mezzo c'è anche stato uno "Stai male? Vuoi che ti accompagni al Pronto Soccorso?"
Ma come? Per una volta tanto che mi azzardo a essere seria non mi credete?
Però è così: non mi credevano. Non sono mai stata credibile, diciamolo pure, come affascinante ammaliatrice. Semmai come clown.
Il massimo della follia che un uomo ha fatto per me è stato accompagnarmi al pronto soccorso veterinario a mezzanotte quella volta che Trottolino fece indigestione di tonno. E anche lì sospetto che l'abbia fatto più per amore del micio che per amor mio.
Forse è questo mio aspetto innocente che mi frega. Sembro una innocua. Somiglio più a Micaela. Micaela è la fidanzata ufficiale e innocente, e probabilmente casta (e sicuramente odiosa, aggiungo io), di Don José. E lui non ci pensa due volte a mollarla per la più focosa Carmen.
Ecco, io somiglio alla mite Micaela, una donna per la quale un uomo non farebbe una follia neanche a supplicarlo (a meno che questa follia non consista nel trangugiare una teglia di melanzane alla parmigiana in un'ora soltanto), ma dentro di me ambisco a essere una passionale Carmen. Una donna per la quale un uomo sarebbe disposto anche ad arrampicarsi sull'Everest. Con le unghie. E a testa in giù.
In “Anna dell'Isola”, romanzo di Lucy Maud Montgomery della serie Anna dai Capelli Rossi, c'è un personaggio, una ragazza, che a un certo punto dice grossomodo così: “Mi piacerebbe sapere di poter spezzare il cuore di un uomo. Non che lo farei mai, ma mi piacerebbe sapere di averne il potere.”
Ecco, una cosa del genere.
Forse è solo un modo per alimentare l'amor proprio, chissà.
Anzi, sicuramente è un modo per alimentare l'amor proprio.
Noi donne ci siamo emancipate da troppo poco tempo e sono molti i cliché che non siamo riuscite ancora a spezzare. Perché questo fatto di voler ricevere continue conferme in amore è un puro e semplice cliché.
Però sapere che il tuo uomo per te farebbe follie è in un certo senso rassicurante. Sapere che non le farebbe neanche dipinto ti crea qualche incertezza. Non che poi uno gliele chieda davvero, queste follie. Anche perché generalmente sono del tutto inutili, se non dannose.
Però piace sapere che in caso di necessità... no, non “rompere il vetro”, ma... insomma, se proprio servissero, le farebbe. Tipo, se noi venissimo aggredite da uno stormo (le streghe volano sulla scopa, quindi fanno stormo) di streghe cattive, lui muoverebbe un dito per salvarci o se la darebbe a gambe?
Ok, ne dico una meno assurda. Se noi avessimo bisogno del suo aiuto, ci aiuterebbe o ci direbbe di arrangiarci?
Ecco, mi piacerebbe pensare che per amor mio G sarebbe disposto a compiere qualche azione più audace del solito. Non dico sconfiggere un drago (sono animalista e il drago mi farebbe pena) o picchiarsi con un poliziotto, o imparare la teoria della relatività ristretta. Però potrebbe, per esempio, aiutarmi a compilare il Modello Unico.
Questa sarebbe un'impresa veramente eroica.

NELLA FOTO: il passionale duetto tra la passionale Carmen (Marta Senn) e l'appassionato Don José (Luis Lima) nella versione diretta (ovviamente con passione) da Lina Wertmuller

PS: comunque mai e poi mai tradirei G per un torero: detesto la corrida!
PPS: strano, comunque, legare la Wertmuller a un titolo così breve come "Carmen". Secondo me avrebbe dovuto ribattezzarla: "Carmen, ovvero la passionale storia tra la sigaraia ispanica e il soldato disertore agli albori della nascita dell'automobile" (perché in quella versione lei modificò l'epoca della vicenda). Sarebbe stato più nel suo stile!
PPPS: Che gaffe! G mi ha gentilmente fatto notare che lui per amor mio ha cambiato casa, città e stile di vita. E ha fatto anche altre cose simili che non starò qui a riferire. Questo vuol dire che dovrò di nuovo compilarmi il Modello Unico da sola? Oh, no...

Grazie, ne avevo bisogno...

Guardate che ho letto su un numero della Settimana Enigmistica di qualche mese fa: «Si racconta che re Vittorio Emanuele II avesse l'abitudine di regalare alle donne con cui intratteneva lunghe relazioni sentimentali la ricrescita di un anno dell'unghia di un suo alluce: prima, però, la faceva lucidare da un gioielliere, incastonare in oro e tempestare di diamanti.»
Ehm... come dire? Sarà anche stato il re gentiluomo, va bene l'oro e i diamanti, però... che schifo lo stesso! E poi come faceva? Si tagliava le unghie dei piedi solo una volta all'anno? E le scarpe non gli andavano strette?
Comunque di regali schifosi ne so qualcosa anch'io (anche se non a questi livelli). Il regalo più schifoso lo ricevetti a otto anni da un bambino con cui giocavo abitualmente ai giardinetti. Era un ragno vivo in uno scatolino di cartone. In effetti anch'io gli avevo regalato una lumaca (viva pure quella) in un vasetto di vetro. Quando io ero piccola mi piacevano moltissimo lumache, insetti e affini. E generalmente non temevo i ragni. Ma quello era un opilionide, uno di quei ragni col corpo piccino e le zampe lunghe lunghe e sottili sottili. Insomma, gli unici che mi terrorizzavano a morte. Quando aprii la scatola e vidi quella creatura sballonzolare su quelle zampe... BRRR! Mi vennero i brividi fino al midollo! E credo di non aver mai gridato tanto in vita mia! Il poverino (il bambino, non il ragno) credo se lo ricordi ancora adesso. Un giorno lo racconterà ai nipoti. Dirà di aver sentito l'urlo più agghiacciante mai emesso da gola umana.
Uno dei miei gatti una volta mi regalò uno scarafaggio, morto e mezzo mangiucchiato, che mi portò con molto orgoglio davanti al letto. Non vi dico che gioia fu ritrovarmelo sotto i piedi quando mi alzai. Comunque come dono fu abbastanza insolito, perché in genere i miei mici mi regalano simpatici vomitini, più spesso in terra ma qualche volta anche su divani o copriletti. Che teeeneri!
Quando ero alle medie a san Valentino un ragazzino mi regalò una scatola di Baci Perugina. Che c'è di male? Che i Baci sono gli unici cioccolatini al mondo che mi fanno veramente schifo!
Qualche anno fa ricevetti da un'amica un antistress a forma di tubo gommoso e molliccio. Sembrava un'oloturia, un cetriolo di mare, fatto di moccio, e toccarlo era semplicemente disgustoso!
Il mio primo fidanzatino mi regalò un chewing gum masticato. E io non solo non ne rimasi schifata, ma lo trovai molto romantico e lo appiccicai addirittura nel diario (il chewing gum, non il fidanzatino). Dovrei ancora averlo da qualche parte.
Mia sorella Valentina tanto tempo fa mi regalò un capo firmato, non mi ricordo più da chi. L'avrà pagato sicuramente un sacco di soldi, non dico di no, però era un atroce tutone arancione, e quando lo mettevo sembravo una carcerata americana. Semplicemente orribile. Scommetto che l'ha fatto apposta, l'arpia!
L'anno scorso degli amici mi portarono dalle vacanze al mare un orrendo centrotavola fatto di conchiglie. Non sono ancora riuscita a capire cosa rappresenti.
E a voi è mai capitato di ricevere regali tremendi?

NELLA FOTO: vorrei tanto sapere chi ha regalato alla mamma quest'orrore di statuina!

giovedì 2 giugno 2011

Spionaggio fai-da-te

Qualche giorno fa ero in giro per spese e mi sono fermata, incantata, ad ammirare le vetrine di un negozio che vendeva articoli da detective. Aveva cose che pensavo esistessero solo nei film di James Bond. Tipo una cravatta con telecamera nascosta, un accendino che è anche macchina fotografica o una penna usb che registra tutte le azioni fatte sul computer... se non avessero avuto prezzi da capogiro, qualcosa l'avrei comprata. Così, tanto per ridere.
Questo mi ha fatto venire in mente che effettivamente io da piccola spiavo i vicini di casa. Tutti dicono che i milanesi non s'interessano mai dei propri vicini, che se sanno come si chiamano è anche tanto. Io no, io mi divertivo a osservarli e a trarre conclusioni. Spesso del tutto arbitrarie e fantasiose, lo ammetto.
Insomma, m'impicciavo dei fatti altrui. Con moderazione, s'intende. Non mi mettevo a origliare alle pareti, non sbirciavo dal buco della serratura e non frugavo nella posta o nell'immondizia. Però li guardavo con attenzione.
Mi ricordo, soprattutto, i vicini del piano di sotto. Erano una coppia, marito e moglie, di una certa età. O meglio, non so quanti anni avessero, ma siccome io ero piccola mi sarebbero sembrati comunque anziani, anche se avessero avuto solo trent'anni. Insomma, questi due avevano l'abitudine, nelle belle serate estive, di cenare in terrazza. Si facevano apparecchiare la tavola di tutto punto, come fossero al ristorante, accendevano le candele a centrotavola, si portavano il carrellino con le pietanze, poi si sedevano uno di fronte all'altra e cenavano scambiandosi sorrisi e battutine. Io mi affacciavo a spiarli. Chissà se se ne sono mai accorti? Oppure se erano tanto presi l'uno dall'altra da non far caso a una mocciosa che li guardava a bocca aperta. Non li ascoltava, però, perché a me non interessava quello che si dicevano. A me interessava vedere cosa mangiavano.
Tutta quell'eleganza, quella cura nel preparare la scenografia del banchetto, faceva sembrare squisito qualunque piatto, anche il più semplice. Non facevano come me, che quando apparecchio tavola per tutti i giorni butto giù due piatti di carta, una forchetta a testa e un bicchiere sistemato a casaccio. Questo quando mi ricordo di mettercelo, il bicchiere. Invece loro no, loro anche per le cene di tutti i giorni, anche se mangiavano solo un petto di pollo o un'insalata, “vestivano la tavola a festa”, e tutto sembrava più buono.
Forse dovrei fare così anch'io. Magari è un sistema per rendere meno tristi i miei tristi piatti dietetici...

mercoledì 1 giugno 2011

Sopravvissuta! Ovvero... tanti auguri a me!

Finalmente comincio a riprendermi. Da cosa? Dal mio compleanno! Non ve l'avevo detto? Il 24 è stato il mio compleanno (anzi, colgo l'occasione per ringraziare nuovamente per gli auguri). Naturalmente non vi dirò MAI quanti anni ho compiuto. Saperlo è anche del tutto irrilevante, tra parentesi. Insomma, non è della mia età che voglio parlare, ok? Ma della difficoltà di organizzare un... cos'era, un rinfresco? Un ricevimento? Una festa? Un incontro? Sì, quella cosa lì, dai... per i parenti.
Non è stata una mia idea, quella di organizzare i festeggiamenti familiari a casa mia. Io non l'avrei mai fatto, ma ho ricevuto “una proposta che non potevo rifiutare”. Per non correre il rischio di ritrovarmi con una testa di gatto nel letto (io sono abituata ad averci i gatti interi, nel letto), ho accettato.
Il compleanno è stato martedì, ma la festa l'abbiamo fatta sabato 28. Così ho potuto farmi il mio bel colloquio di venerdì con una certa tranquillità (a proposito, tutto bene su quel fronte). E intanto sono riuscita a guadagnarmi qualche giorno in più per preparare casa.
Ok, tanto vale che ve lo confessi. Io sono un po' disordinata. Un po' tanto, d'accordo (detesto quando G sbircia da sopra le mie spalle quello che scrivo e fa anche commenti). E detesto fare i mestieri. Motivo per cui ai miei parenti non piace venire da me. Il che è un ulteriore incentivo a non fare i mestieri, a mio avviso.
Comunque stavolta non c'era scampo.
Naturalmente G mi ha aiutata. Lui nei mestieri è anche più bravo di me. Ok, ok, la dico tutta: in realtà io ho aiutato lui... un pochino. Per esempio, non camminavo in corridoio subito dopo che lui aveva lavato in terra. Meglio di niente, no? E poi è tanto carino, G, quando si veste da piccolo casalingo, col grembiule di Snoopy, i guanti di gomma e uno strofinaccio sulla spalla. Gliel'ho detto, glielo dico sempre, anche stavolta. Gli ho fatto gli occhi languidi, lui mi ha minacciato con lo scopino del WC (“Ti pare il momento giusto?”, ha borbottato, “Ho ancora un mucchio di cose da pulire!”) e io ho cercato di dirottare la mia torbida fantasia su più casti pensieri, tipo il mio innocente, e imminente, colloquio.
Sto uscendo fuori traccia, come mi dicevano a scuola quando cambiavo arbitrariamente l'argomento delle composizioni.
Del resto saltare di palo in frasca è il mio sport preferito. Anzi, è proprio l'unico sport che pratico.
E così sabato c'è stato questo benedetto ricevimento.
In una casa piccola è difficile ospitare tanti parenti, ma i miei sono diabolici e sono riusciti a entrare lo stesso.
Avevo dato come orario di “apertura delle danze” le otto di sera. Il che vuol dire cha mamma e papà si sono presentati, come da copione, alle sette e mezza. Loro sono quel tipo di persone che quando ti danno appuntamento a mezzogiorno in realtà intendono le undici e mezza. E si seccano per il ritardo se tu arrivi davvero a mezzogiorno.
C'era anche la mia mitica zia Ramona, con quel poveruomo (che resti tra noi, a me fa davvero pena) dello zio Osvaldo. G è sceso dall'alto della sua imponente statura per farle (alla zia Ramona) il baciamano. La zia, che è piccina e magrolina e riesce a guardarlo solo dal basso, è andata in brodo di giuggiole e io per vendetta gli (a G) ho assestato un calcio in uno stinco. Se io non faccio nulla per piacere ai miei parenti, perché dovrebbe farlo lui? Questa è concorrenza sleale, ecco!
I gatti sono andati a nascondersi sotto al letto assieme ai miei fumetti e a una ciotola piena di tonno, e la festa ha avuto inizio.
Vale, la mia deliziosa sorellina, ha nuovamente equivocato sul significato del termine “cena informale”. Si è presentata con dei tacchi + plateau vertiginosi e un abito nero tutto luccicoso e scollato. Aveva così tanto profumo addosso che il mio non si sentiva più. E il mio era uno Chanel, mica cotiche. Nonostante la presenza inamidata del suo compagno (che lei si ostina a chiamare “fidanzato” perché pensa di avere ancora vent'anni), Vale ha continuato imperterrita a fare gli occhi dolci a G per tutta la sera. Chissà, forse ha già dimenticato il clamoroso picche che lui le diede anni fa. O forse non lo fa apposta, per lei è semplicemente impossibile non cercare di sedurre tutti gli umani maschi e adulti che incontra. Spesso, a onor del vero, ci riesce. Qualche volta no. Ma non se ne accorge.
Comunque anche sabato non ha ottenuto niente a fare la cascamorta con G, ma immagino che questo per lei sia assolutamente irrilevante.
La cugina Vanessa (cugina di mamma, non mia direttamente) evidentemente credeva che io non avessi preso nulla da offrire agli ospiti, ed è arrivata con intere teglie piene di stuzzichini. La cugina Vanessa pensa di essere l'unica a saper far da mangiare, ed è anche molto permalosa. Perciò abbiamo mangiato per prime le sue leccornie. Anche se io e G avevamo già fatto scorta abbondante di formaggi, salumi e altre cose da offrire (perché era un rinfresco in piedi, non una cena seduta).
I prosecchi sono scomparsi alla velocità della luce, così come i digestivi finali. Io ho qualche sospetto su chi possa aver contribuito a tale sparizione, ma sono una personcina discreta e terrò la bocca chiusa.
Mamma e zia Ramona hanno fatto il giro della casa, per controllare che io non viva abbandonata a me stessa. Ovviamente hanno trovato da ridire.
“Guarda qua”, si è accigliata zia passando un dito su una mensola, “ci sono ancora tracce di polvere. Ma tu non ci tieni proprio alla casa? Le pulizie non le fai?”
“Veramente...”, ho balbettato confusa, “le pulizie le ha fatte G...”
A questo punto zia Ramona è impallidita e a momenti mi sveniva tra le braccia. Un uomo che fa le pulizie di casa? Per lei è inconcepibile.
“Eh, sì”, mi sono giustificata io, “di solito è lui che ci pensa a queste cose.”
Lei si è voltata a guardarlo, sgranando gli occhi.
Giuro, pareva che si trovasse al cospetto di un'apparizione mistica. Se le fosse spuntato davanti lo yeti in persona non avrebbe potuto essere più sbalordita.
“Tu fai le pulizie???”, gli ha chiesto, con lo stesso tono in cui avrebbe potuto domandargli: “Tu sei un marziano???”
“Eh, già!”, ha ammesso G con un sorriso fascinoso a 64 denti (32 sono troppo pochi).
Zia Ramona ha scosso la testa, e mi sembra di averla sentita mormorare: “Poveraccio! Ora capisco perché non se la vuole sposare!”
E comunque è passata, domani è festa e potrò starmene in panciolle per un po'. E in frigo abbiamo ancora un mucchio di avanzi.
Qualcuno vuole un po' di formaggio?

NELLA FOTO: una torta con candeline, ma non quella del mio compleanno. Non vi dico quanti anni ho compiuto, ma comunque sono un po' più di cinque!