giovedì 10 gennaio 2013

C'è qualcuno?

 Mi deprime moltissimo pensare che ora mi leggono solo volgari spammer e pervertiti alla ricerca di cagnoline sexy.
Lasciatemi un commento, vi prego.
Dimostratemi che c'è ancora qualche essere umano che mi legge, e capisce eventualmente quel che scrivo.
:-(
Mestamente vostra, I.

mercoledì 9 gennaio 2013

Neovocabolario

Il vocabolario è una struttura mobile, come ho già detto un'altra volta. La lingua si evolve con la gente, e ciò che un tempo significava una cosa adesso ne significa un'altra. Frequentando i social network ho colto alcuni termini frequenti, che vado ad elencare.

PS: si prega, nel leggere il sottostante articolo, di tener conto del suo fine umoristico (che non vuol dire del suo fine umorismo...).


Anima candida: chiunque ci faccia notare che forse stiamo usando un linguaggio (verbale o per immagini) troppo pesante e/o inopportuno.
Apotropaico: termine mutuato dall'antropologia, secondo la quale indica qualunque oggetto, atto, iscrizione, formula eccetera che serva ad allontanare e distruggere effetti malefici. Ovvero, fare le corna o toccarsi i gioielli di famiglia.
Bigotto (abbreviato in big8): tecnicamente chi ostenta grande religiosità, ma soprattutto per quanto riguarda l'esteriorità del culto. Questo termine viene spesso usato dai bigotti per apostrofare chi li considera tali.
Buonista: inguaribile ottimista che pensa che la gente sia buona, e non quella massa di immondi delinquenti che in realtà è. Soprattutto se ha caratteristiche diverse da noi.
Femminista: brutta megera pelosa e baffuta che vuole impedire ai maschi sani di sollazzarsi a loro piacimento (ma lo fa solo per invidia, perché lei è una cozza e non se la piglia nessuno).
H: lettera muta che un tempo veniva usata moltissimo per certe declinazioni del verbo avere (es.: io ho, tu hai, egli ha), però adesso è passata completamente di moda. Perlomeno secondo l'utente medio di facebook. Da qui l'espressione "non capirci un'H!"
Ipocrita: questo termine è di modissima e lo si può usare in mille e ancor mille occasioni. Perfino Enzo e Carla lo consiglierebbero abbinato su tutto, come il total black o l'off-white... la parola deriva dal greco e significa “attore”. Quindi per traslato indica chiunque si comporti in maniera falsa simulando caratteristiche non proprie, in particolare chi finge buoni sentimenti senza però provarli davvero. Ma questo non importa, perché ormai con questo lemma è possibile apostrofare praticamente chiunque non sia d'accordo con noi. “Non ti piace il marzapane? Sei solo un ipocrita.” “E che c'entra?” “C'entra, c'entra! Lo so io, se c'entra!” (ricordo ai cari lettori che si scrive c'entra, con l'apostrofo, e non centra, senza).
Moralista (più comunemente falso m.): chiunque voglia impedirci di farci gli affaracci nostri. Simile a femminista, ma declinabile anche al maschile.
Professionale: se uno accetta di lavorare per me presto, bene e gratis (o quasi) è professionale. Altrimenti è un buffone dilettante.
Put*tana: deriva dal latino “pŭtidum”, ovvero “puzzolente, sporco, putrido”. Termine generico usato per insultare le donne in generale, e in particolare quelle che non ci stanno. Esempio: “Posso scoparti fino a farti gridare aiuto?” “No!” “Put*tana!”


Comunicazioni di servizio

 Comunicazione di servizio n°1:
Per i lettori che vogliono ammazzare i propri computer... non fatelo!!! Poi ve ne pentireste sicuramente!!!
E non dite che non vi avevo avvertito.
Comunicazione di servizio n°2:
Per il simpaticone anonimo che viene a intasarmi i commenti di spam... guarda che è perfettamente inutile, perché tanto i tuoi post te li cancello TUTTI!!!
Lascia stare, non perdere tempo von me...

martedì 8 gennaio 2013

E se la vittima diventa colpevole?

La sto prendendo alla larga, lo so.
Ma ormai dovreste esserci abituati, lo faccio sempre...
Dunque, partiamo da qui. C'è una storia a fumetti Disney del 1967, coi testi di Rodolfo Cimino e i disegni di Luciano Gatto. La storia s'intitola “Zio Paperone e il mistero di Persecutor”.
In questa storia Paperone è il re dell'ortofrutta, l'unico in tutta Paperopoli ad avere in pugno il mercato di frutta e verdura. Ma un brutto giorno scopre che esiste un certo Melampo che se ne va col suo carretto ambulante a vendere mele. Insomma, oltraggio e disonore!, è un punto vendita di frutta che non gli appartiene. Lo zione decide quindi di sbarazzarsene, e dapprima gli manda la polizia, per fargli chiudere l'attività, ma Melampo ha tutti i permessi in regola. Poi gli manda un carretto concorrente proprio davanti, ma i bambini continuano a preferire Melampo perché lui suona la trombetta e quelli dell'altro carretto no. Cerca di comprare la sua attività, ma Melampo la esercita da tanti anni e ci tiene, non vende... e così, visto che con le buone non funziona, che pensa di fare il papero in ghette e cilindro? Cannoneggia Melampo distruggendogli il carretto, naturalmente. In tribunale si giustifica dicendo che la sua è stata solo legittima difesa: se Melampo non gli avesse opposto continui rifiuti, e non gli avesse fatto concorrenza, lui non gli avrebbe devastato il carretto.
La colpa è di Melampo: se l'è cercata.
Che ne dite? Paperone ha ragione o sta farneticando?
No, non rispondete, lo so già.
Naturalmente lo zione ha torto, e infatti il giudice lo sbatte in galera.
Ma questa era facile.
Invece immaginate un processo vero.
Alcuni ladri hanno rapinato un gioielliere, per dire. Rapina a mano armata. Gli hanno puntato la pistola alla tempia e gli hanno rubato tutto, lasciandolo sul lastrico.
Immaginate che al processo venga fuori che il gioielliere non era poi onestissimo e che quindi la cosa se l'è cercata.
Ma che c'entra, direte voi? Il suo essere più o meno onesto mica giustifica la rapina a mano armata dei ladri. No?
Questo stesso esempio venne fatto da Tina Lagostena Bassi nell'ormai celebre documentario Processo per stupro, del 1979. In questo memorabile filmato per la prima volta venne mandato in onda un processo di questo tipo, e ovviamente suscitò parecchio scalpore.
Soprattutto perché la vittima, una ragazza di 18 anni che era stata stuprata da quattro uomini, veniva trattata da avvocati difensori e giuria con una severità tale da risultare quasi l'imputata piuttosto che la vittima. E perché lei uno degli stupratori lo conosceva (era il suo datore di lavoro), quindi non era lo stesso che essere aggrediti da uno sconosciuto. E perché era andata di sua volontà in casa dell'aggressore (questo le aveva detto che dovevano parlare di lavoro). E perché non era vergine (ma sì,  "una facile", no???). E perché se avesse voluto, avrebbe potuto sottrarsi al rapporto orale forzato con "un semplice morsettino" (provateci voi a farlo quando siete in uno contro quattro, e qualcuno dei quattro magari è pure armato). E perché quella lì, andiamo, non era proprio una santarellina...
Il messaggio che veniva sottolineato, e che era frequente allora nei casi dei processi per stupro, è che “alle brave ragazze queste cose non succedono”. Ecco una frase esemplare, copiata dal processo così come venne pronunciata: “Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno, mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente.”
È allucinante, senza se e senza ma.
È roba vecchia, direte, roba del '79. Invece no, leggete un po' qua e sappiatemi dire.
A me piacerebbe commentare, ma mi pare superfluo. E poi non riuscirei mai a essere pungente e precisa come Michela Murgia.
Però come vediamo quando la vittima è una donna, la tendenza a farla passare da colpevole (o perlomeno da provocatrice) c'è sempre. È così da tempi immemorabili, no? È sempre stato così, vero? Lo dicevano pure i filosofi! Pure i padri della chiesa! Chi siamo noi per contraddirli?
Allora facciamo così, io vi faccio solo una domanda: se una moglie che guadagna meno e/o è meno colta del marito non se la prende per questo, perché l'uomo dovrebbe prendersela se invece capita il contrario? Vi sembra ancora normale che a un uomo basti tanto poco per sentirsi (orrore orrore!) umiliato e offeso?

PS: e finalmente, dopo tutte queste cose serie, posso sparare la mia cavolata: avete notato che la donnina dell'illustrazione ha due piedi sinistri?

domenica 6 gennaio 2013

Candy Candy

Candy Candy (a proposito, l'ho fatta io. Vi piace?) ha ragione, lei non c'entra. Non ho nessuna intenzione di parlare della bionda orfanella che tanto ha inguaiato la fantasia romantica delle donzelle a partire dalla mia generazione in poi (la mia generazione, giusto per farvi capire, è quella che aveva la sigla cantata dai Rocking Horse e non da Cristina D'Avena).
Invece voglio parlare di un argomento che si lega moltissimo a questo periodo: i canditi.
I canditi sono un argomento scottante che divide, crea tensioni a suscita guerriglie intestine fra estimatori e detrattori.
Tutti gli anni, a Natale, è la stessa storia: la lotta tra chi ama il pandoro e chi predilige il panettone.
Tutti i Natali c'è gente che ti forza a prendere una posizione. “E tu da che parte stai? Pandoro o Panettone?”
E qui io mi arrendo, perché mi piacciono entrambi, senza preferenza alcuna. Anzi, ci sono dolciumi che mi piacciono molto di più, perché tra i dolci io prediligo quelli “con la crema”.
Ma io lo so cosa c'è alla base della diatriba pandoro/panettone.
I canditi!
Perché il pandoro i canditi non ce li ha! E da sempre gli odiatori di canditi lo preferiscono proprio per questo.
Ora, io non vorrei prendere posizioni, ma lo farò lo stesso giusto per inimicarmi un po' di gente.
Gli odiatori di canditi secondo me sono solo viziati.
Come gli adulti che detestano le verdure.
L'odio verso i canditi parte da piccoli, ecco perché viene erroneamente creduto sincero.
Esattamente come l'odio per le verdure.
Ma è una menzogna psicologica.
Nessun bambino ama i canditi, così come nessun bambino ama la verdura.
Ma è solo una questione di abitudine, perché quando sei piccolo è difficile accettare gusti ai quali non sei abituato.
Però ci sono adulti che i canditi (e le verdure) te li fanno mangiare lo stesso, così alla fine ti abitui e scopri pure che ti piacciono.
“O così, o così”, mi diceva mia mamma quando facevo schifezze immonde con la mia fetta di panettone (a me piaceva solo l'uvetta).
Poi ci sono adulti molto accondiscendenti che levano i canditi dalla fetta di panettone dei pargoli. Anzi no, adesso non ce n'è bisogno perché ormai fanno il panettone senza canditi.
La qual cosa a mio avviso è un'autentica perversione: senza canditi non è panettone. È una schifezza!
Ma niente giudizi, niente giudizi...
Insomma, secondo me vale la pena forzare un po' il gusto infantile. Che tra l'altro è spesso indotto, per la serie “Non mi piacciono i broccoli perché ai miei compagni non piacciono”. Io da piccola adoravo le lenticchie, ma mi vergognavo a dirlo perché ai miei coetanei facevano schifo. Ho visto vegetariani sofferenti perché detestavano le verdure, non essendo abituati a mangiarne...
Dicevo, val la pena forzare un po' il gusto, perché alla fine si scopre un mondo di sapori più vario.
E degli adulti un po' più disposti ad aprirsi a opinioni altrui.
Con questo non voglio dire che ci sia qualcosa di male a non amare i canditi.
Anch'io ho un mucchio di cibi che non apprezzo.
Ora come ora non me ne viene in mente nessuno, ma sono sicura che ci sono...
Okay, non c'è niente di male a detestare i canditi.
Solo che se venite a mangiare da me... non aspettatevi che ve li tolga dal panettone.

PS: Sono cafonissima, lo so. Non vi ho fatto gli auguri per il nuovo anno. Ve li faccio adesso. BUON ANNO NUOVO!!! Okay, adesso? ;-)