venerdì 30 agosto 2013

Chi ha paura di Carla Gozzi?

Per motivi che ancora non mi spiego, noto che tante persone arrivano sul mio blog seguendo il filone “moda”. E del resto i blog di maggior successo sono quelli a tema fashionista, per così dire.
E chi sono io per sottrarmi a questo trend (visto come parlo fashion?)?
Parliamo di moda, dunque, anche se vi ho già confessato più d'una volta che di moda non ne capisco una beata cippa.
L'argomento di moda del giorno è “dagli addosso a Carla Gozzi”. Così pare guardando in giro.
Come forse saprete, o forse no (in questo caso ve lo dico io), la nostra Carla tornerà in TV il prossimo 9 settembre con un programma nuovo (cliccate qui per vedere l'anteprima) dal titolo “Armadio perfetto – kids and teens”. Come dice il sito stesso di Real Time TV: “Le protagoniste dei primi 15 episodi della serie infatti, sono ragazze dai 6 ai 15 anni che verranno coinvolte ne “Il gioco della moda” in cui Carla creerà un accessorio usando oggetti contenuti nella “valigia delle meraviglie”. Un modo divertente e colorato per insegnare i primi segreti di stile a queste fashion-victim in erba.”
In effetti letta così dà un po' fastidio anche a me. L'idea della mini-fashion-victim è raccapricciante anche più della fashion-victim adulta. Lo stesso termine “fashion-victim” sa di patologico, di rapporto malsano, di qualcosa che andrebbe curato piuttosto che incoraggiato.
Una “vittima della moda” sembra una persona che subisce la moda, più che esserne semplicemente appassionata, che ne viene danneggiata, che riporta dei danni. Una vittima è un essere vivente che viene “sacrificato, immolato, ucciso” (vedere "vittima" sul vocabolario Treccani) e non penso che chi segue la moda si veda bene in questi panni (per rimanere in ambito fashion).
Perciò posso comprendere come mai tante persone siano balzate sulla sedia quando hanno letto di un tale termine applicato a ragazzine e bambine, che appaiono inermi e perciò ancor più vittime, potenzialmente.
Infatti si è scatenato di tutto contro questa trasmissione, e c'è anche una petizione per impedirne la messa in onda.
Ma termini infelici a parte, è davvero così diabolica la trasmissione di Carla? La mia risposta è: non lo so. Non lo so, semplicemente perché non l'ho ancora vista, dal momento che non è ancora andata in onda. E non avendola ancora vista, non posso dire come sarà. Certo, quando si mandano in onda bambini bisogna sempre pensarci non due, ma duemila volte. Per evitare di abusarne, per evitare di spingerli verso un sistema di pensiero che punti all'apparire piuttosto che all'essere, per evitare di strumentalizzarli in qualunque modo. Ma questo dovrebbe valere per tutto, non solo per questa trasmissione. Ci sono parecchi spot che usano i bambini per intenerire il pubblico, che sono semplicemente riprovevoli. O dedicati proprio ai bambini e che sono veramente sessisti, ai limiti (e oltre) dell'indecenza. Per non parlare di tutte le patetiche/tenere/accattivanti/melense foto di bambini che tante pagine facebook utilizzano con il non proprio nobile scopo di ottenere più like, e quindi più popolarità. Perché non protestiamo anche per quelli?
Io lo confesso: anche se vivo in un mondo sostanzialmente agli antipodi del fashionismo, il programma di Enzo e Carla lo seguo. Semplicemente perché mi diverte. È buffo, ed è un gioco. Basta non prenderlo troppo sul serio.
Questo lo possono capire gli adulti, ma i bambini? Perché in tanti hanno paura che questo programma in particolare sia pericoloso, una molla che spinga le bambine a idee sessiste e consumistiche? Ma perfino sui giornalini per bambini si parla anche di moda. E lo so perché ci ho lavorato su quei giornalini. Ai ragazzini (anche ai maschi) la moda interessa, i vestiti sono anche un modo di esprimere ciò che sono “dentro”, e anche per affermare se stessi e i propri gusti indipendentemente da quelli dei genitori. Chi di noi da piccolo non ha mai desiderato una particolare maglietta, un particolare vestito, un determinato paio di scarpe? L'importante è che non diventi un'ossessione. Bisogna andarci cauti, ecco. Io da piccola detestavo i vestiti che mi facevano indossare, perché erano anni Settanta (io sono stata bambina negli anni Settanta, sì, sono veeeeecchia) e quella moda non mi piaceva. Questo non voleva dire che non ne desiderassi altri. Desiderare anche (ma non solo) vestiti diversi, voleva per me dire che ero una persona diversa da mia mamma, da mia sorella e da tutti quelli che mi circondavano.
E tutti i vari magazine “femminili”, poi, dove li mettiamo? Dai vari Cioè, via via a salire di età e tipologia di lettrici fino a Io Donna, che dovrebbe essere un settimanale un po' più impegnato, perché la moda rimane tra gli argomenti più gettonati? Perché non è possibile immaginare un giornale “femminile” (che già il concetto mi dà l'orticaria) dove moda, consigli di bellezza eccetera lascino posto ad argomenti più profondi? La Barbie fashionista esiste da anni, e penso pure che abbia un seguito ben più vasto di quello di Carla Gozzi. Perché non si sono scatenate campagne contro di lei?
Comunque, fin qui non mi pronuncio: senza aver visto il programma non posso dir nulla, solo per principio. Ma ne riparleremo, oh, se ne riparleremo!
Mi rimane un unico, ultimo dubbio: c'è chi ama tanto la moda da farsene vittima, e chi la detesta talmente tanto da vedere del marcio ovunque se ne accenni. Ma non sono entrambe le categorie ossessionate dalla moda?

Tipi da treno (o treni d'un certo tipo?)

Ebbene sì, lo confesso: io sono una terribile compagna di viaggio in treno. Sono una di quelle persone-orso, che in treno si mettono in un angolo e si chiudono (o cercano di chiudersi) in una bolla che le isoli dal mondo esterno.
E che non vedono l'ora che il viaggio sia finito.
Quand'ero piccola viaggiare in treno mi piaceva. Mi piaceva soprattutto guardare fuori dal finestrino. E poi fantasticavo sui paesaggi che vedevo scorrere e cambiare quando si passava da una regione all'altra, immaginavo di percorrerli in groppa a un cavallo velocissimo, oppure di entrare nelle case più belle che vedevo. Mi piace farlo anche adesso. A dirla tutta, guardare fuori dal finestrino è la mia attività preferita quando viaggio in treno, anche se non indulgo più in certe fantasticherie.
Però non è che non mi accorga di quel che mi succede attorno. Anche se vorrei evitarlo, mi è capitato spesso di vedere chi sono gli altri viaggiatori.
Ci sono quelli orsi come me, e sono i miei preferiti. Si fanno i fatti loro e generalmente non mi accorgo neppure quando scendono a una fermata prima della mia (a meno che non vengano sostituiti da gente più chiassosa).
Quelli che mi davano più fastidio, quand'ero piccola, erano quelli che per dormire abbassavano le tendine del finestrino, impedendomi di ammirare il paesaggio. Se ci riuscivo, non appena si addormentavano le rialzavo.
Poi ci sono quelli che si siedono di fronte e allungano le gambe in modo da costringermi a tenere i piedi rannicchiati sotto la sedia. Siccome sono un tipo schivo e gentile, non ho mai il coraggio di dir loro quanto mi dia fastidio. A meno che non mi vengano i crampi alle ginocchia, e allora cerco di riprendermi i miei spazi.
Quelli che non capisco sono quelli che, sui treni come le frecce (dove la prenotazione del posto è obbligatoria), si siedono sempre al posto di qualcun altro. Sempre. Hai il tuo posto, accidenti, perché ti devi mettere al mio? Non so neppure da quanto tempo non riesco più a viaggiare nel posto che mi ero pazientemente scelta e prenotata in partenza.
I simpaticoni a tutti i costi mi irritano anche altrove, ma sul treno di più perché non posso scappare. So benissimo che sono io quella acida e musona, ma proprio non sopporto l'invadenza. Per questo davanti a elementi del genere mi chiudo ancora più a riccio, più loro fanno i simpatici più io divento scontrosa, sprofondo in un libro e fingo di non vederli e non sentirli, o rispondo a monosillabi alle loro pressanti domande, finché i simpaticoni di turno non si arrendono.
E ancora, ci sono gli amanti della musica. Non quelli che si ascoltano l'iPod per conto loro, no. Dico quelli che cantano. Anni fa feci un viaggio in treno accanto a due tizi che ebbero la forza di cantare la stessa canzone per otto ore di fila! Otto ore, vi rendete conto? Sempre la stessa canzone! Roba da mettersi a gridare “Basta, pietà! Almeno cambiate brano!”
Poi ci sono i maniaci del cellulare, che passano tutto il tempo a parlare al telefono mettendo tutto il compartimento a conoscenza dei loro affari lavorativi e/o privati.
E quelli che mettono i piedi sulla poltroncina di fronte.
E ancora i bambini invadenti. Una volta mi capitò di viaggiare con uno di questi. Se ne andava in giro per il compartimento in cerca di consensi e apprezzamenti, con la mamma che affermava gongolante che il suo piccino “amava stare al centro dell'attenzione”. Siccome io, da brava musona, me ne rimasi col naso immerso nel mio libro (me lo ricordo ancora, era “Il giuoco delle perle di vetro” di Hermann Hesse), la sua attenzione si concentrò in particolare su di me. Come mai io ero l'unica a non dargli retta? Perché solo io non gli facevo neppure una moina, anzi, parevo proprio non vederlo neppure? Fece di tutto per attirare la mia attenzione, ma non ci riuscì. O meglio, ci riuscì ma io non glielo diedi a vedere. Sicuramente da grande sarebbe diventato un adulto invadente, c'era pur bisogno di qualcuno che lo rimettesse in riga.
Eppure nonostante la mia conclamata acidità, la proposta di Deutsche Bahn e Obb, di creare compartimenti per sole donne (vedete qui l'articolo), mi lascia perplessa. Se non fosse per il fatto che lei non viaggerebbe mai su un mezzo plebeo come il treno, penso che zia Ramona apprezzerebbe l'idea, se non altro per l'opportunità di avere a disposizione un bagno “per sole donne” anche sul treno. Zia Ramona detesta l'idea di adoperare un bagno che sia stato usato anche da un uomo: non divide la toilette neppure col marito, figuriamoci con un estraneo. Può farlo perché lei in casa ha due bagni. Quando viene da me per lei è un dramma, perché io ho un solo bagno e lo usa anche G. E lei piuttosto che andare nello stesso bagno di G preferirebbe farsi esplodere la vescica.
Però veramente è un'iniziativa di cui non capisco il senso. A che pro?
Nell'articolo dicono che in parte è una misura di sicurezza, in epoca di femminicidi. Ma che c'entra? I femminicidi avvengono generalmente a opera di persone che conoscevano bene la vittima, visto che di solito si tratta degli ex. O forse intendete dire che così evitate che due si conoscano e che la relazione possa quindi sfociare in qualcosa di drammatico? Eh, però a questo punto bisognerebbe tener d'occhio tutti i possibili luoghi d'incontro. Bar, palestre, supermercati, ristoranti e chi più ne ha più ne metta. Tutto separato, via.
La questione della sicurezza, in generale, è un po' irritante, a mio avviso. È un passo indietro verso i luoghi comuni più beceri: gli uomini sono tutti possibili aggressori e le donne tutte possibili vittime. Che si fa? Si tengono separati, così i primi non cadono in tentazione e le seconde sono al sicuro. Un po' come dire che tu, donna e quindi vittima, se non vuoi fastidi è meglio se non ti fai vedere. Non indossare vestiti provocanti. Non uscire da sola. Anzi, stattene proprio a casa così fai prima. Altrimenti “te la sei cercata”.
Che brutta cosa, no?
E comunque non mi sembra il modo migliore per prevenire le violenze, anzi, mi pare quasi un voler giustificare la mentalità che le genera.
L'idea della maggior riservatezza per le studentesse mi sembra campata in aria. E gli studenti, allora? E chi vi dice che altre compagne di viaggio donne non facciano confusione pure loro, chiacchierando, parlando a telefono, cantando a squarciagola o semplicemente portandosi dietro figli pestiferi? Piuttosto fate un compartimento per studenti. Anzi, meglio, un compartimento per lettori che vogliono essere lasciati in pace nelle loro letture. Non sarebbe male neppure un vagone-biblioteca per i viaggi lunghi.
Insomma, io non capisco l'iniziativa, ma forse è solo un problema mio. Riuscite a spiegarmela voi in qualche modo?

lunedì 26 agosto 2013

Foto brutte dalle vacanze

Tutti sono capaci di postare foto belle delle vacanze. Ma quelle brutte o insignificanti? Provateci voi a fare un articolo tutto di immagini del genere. Almeno concedetemelo: ho avuto coraggio a pensare di farlo. E anche a farlo davvero, sì :-P
PS: dimenticavo di dirvi dove sono andata in vacanza. Sono stata in montagna ^___^

Op-art nei treni regionali. E se il treno fa ritardo ci si consola ammirando questi capolavori...

La camminata nordica in 7, facili passi...

Questo cartello è decisamente ambiguo

Un gufo intagliato

I troll affollano le nostre montagne

...e anche i gufi violoncellisti non scarseggiano

Non sai il tuo nome? Chiedilo al Gufo Saggio.

Mai più senza: la ballerina di cristallo

Mai più senza 2: la giraffa-palla, ovvero la giralla...

E le palline con dentro i peluche? Che vacanze sono senza di loro?

I resort di montagna sono pensati per gli sciatori. Anche in estate si pensa a loro. Vi ho mai detto che odio lo sci?

Uno splendido sombrero multicolore in cima alla malga.

Impianto di risalita d'ispirazione navale

Un gatto delle nevi rosa-chewing gum

Scie chimiche ad alta quota. È un GOMBLOTTO!!!1!!1!!

Questo è il massimo della libreria che si trova nella zona degli alberghi. Tristissimo!

La bambola montanara assassina

E il cucù di Heidi vogliamo farcelo mancare?

La foto è brutta ma l'idea è bella: distributore di sacchetti per raccogliere le deiezioni canine. Per chi se le dimentica sempre.

Cabina del telefono austriaca.

L'ABC del Tirolo...

Un po' di mazzafrusti e simili...

Innsbruk: deposito dei tram

Un mimo argentato a Innsbruck

Divieto di transito per i carri di fieno

Un'enorme mosca Swarovski. Calcolando su cosa si posano di solito le mosche...

Mi preparo il caffè. Foto scattata col preciso scopo di infastidire quelli a cui danno fastidio le foto delle vacanze (altrui).

Macchinetta mangiasoldi tirolese

Quanto costerà, al giorno, noleggiare una sigaretta?

Distributore di caramelle. Vuoto!

Calciobalilla con omini decapitati. Ahimè!

Lo scomodissimo asciugacapelli del residence

"In camera c'è un posacenere. Vuol dire che si può fumare?" "Non lo so. Nel dubbio, si metta fuori dalla finestra."

Panorama dalla nostra stanza. Cabinovia inclusa. Ricordarsi di chiudere le tende prima di mettersi in mutande.

Strangolapreti immersi nel burro. Altra foto fatta per irritare gli irritabili.

Street art ad alta quota...

Se andate sulle Alpi non perdetevi le tipiche feste hawaiiane...

Un bel focherello in pieno agosto è quel che ci vuole...

Che maleducati i gitanti che gettano l'immondizia ovunque, anche in mezzo ai boschi

Ma come, i piedi al mare sì e i piedi in montagna no?

Altra veduta dalla nostra stanza (ma sporgendosi molto)...

G: "Ti ho mai raccontato di come è avvenuta la prima tragedia del Cermis?" Io: "Ma certo, è proprio quel che voglio sentire quando viaggio in cabinovia."

Natale imminente

Molti anni fa, un bel giorno (si fa per dire), mi ritrovai improvvisamente con un diavolo per capello: per lavoro mi occorreva con urgenza materiale natalizio. Però èra il 20 agosto e giustamente (come mi fece notare G, anche se a me non pareva giusto per niente) nessun negozio era provvisto di quel che mi serviva. Fui costretta ad arrampicarmi in cima agli armadi e recuperare quel materiale dai miei scatoloni.
E invece bastava andare a cercare in montagna.
Le località prevalentemente sciistiche sono tutte dedicate a un pubblico fondamentalmente invernale, e le decorazioni natalizie rimangono (immagino) fisse per tutto l'anno. Quasi come a casa mia...
Ad averlo saputo prima...


La luminaria a stella cometa a ferragosto fa il suo effetto...

Alberello dorato dal prezzo esorbitante

Presepe stilizzato

L'abete innevato è un classico

Non vi viene voglia di intonare Jingle Bells?

Pupazzetti tirolesi sotto l'albero: un must have!

Rosso e oro: che c'è di più natalizio?