giovedì 27 dicembre 2012

Fantaghirò, persona bella - una storia sopravvalutata

Negli anni novanta imperversava in TV sotto Natale. Chi è stato bambino a quell'epoca (quindi non io) non ha potuto sfangarsela. Di Fantaghirò ne sono state prodotte diverse serie. Era una fiction fiabesca televisiva per la regia di Lamberto Bava. Narrava le avventure di Fantaghirò, interpretata da Alessandra Martines. Fantaghirò era una principessa guerriera, spavalda e coraggiosa, che si trovava in mezzo a mille avventure, combatteva come nessun altro e viveva una travolgente storia d'amore col bel principe Romualdo, alias Kim Rossi Stuart.
In un numero imprecisato di puntate, la nostra intrepida eroina affrontava qualunque genere di avvenimento e di personaggio. Mi ricordo perfino un episodio in cui Valeria Marini interpretava una specie di fata che indossava un abito-sottoveste tutto sbrilluccicante. Sì, insomma, era una fata vestita da Valeria Marini.
La serie prendeva spunto da una fiaba narrata da Italo Calvino. Una fiaba italiana, perché Fantaghirò (come l'Amore delle Tre Melarance) è una storia prettamente italiana.
Eh, ma la Fantaghirò della fiaba era molto meno avventurosa e audace della Martines, come vedremo.


Fantaghirò, persona bella

C'era una volta un Re molto anziano che aveva tre figlie: Giulia, Maria e Fantaghirò. Non chiedetemi perché alla terza figlia abbia messo un nome tanto ridicolo, sapete come sono fatti i Re: quel che decidono, quello si deve fare, senza se e senza ma. Un giorno si era svegliato con in mente il nome Fantaghirò e così ci aveva chiamato sua figlia, punto.
Un giorno il Re vicino, che chiameremo Romualdo perché ormai tutti lo conoscono con questo nome, gli dichiarò guerra. Ma il nostro Re era anziano e malato, e non poteva guidare l'esercito. E non sapeva neppure dove trovare un generale che lo potesse sostituire. Un bel guaio, no?
“Papà, ci vado io in guerra a capo dell'esercito!”, disse Giulia prontamente.
“Tu, figlia mia? E va bene, provaci. Ma ti avverto: ti metterò uno scudiero alle calcagna, e non appena dirai una cosa da donna dovrai tornartene indietro con tutto l'esercito. D'accordo?”
“Va bene, papà.”
Ora, cosa sarà mai questa cosa da donne che non bisogna dire? Di preciso non me lo ricordo, qualcosa tipo “Oh, quante belle canne. Ci si potrebbero fare tanti rocchetti per filare!”
Ecco, una cosa del genere. Giulia la disse mentre erano in viaggio e lo scudiero riportò indietro lei e tutto l'esercito.
Poi ci provò Maria, ma anche lei cadde nell'inghippo, disse una cosa da donne e tornò indietro.
Per ultima ci provò Fantaghirò, che non disse neanche una parola, neanche una sillaba da donna, neppure quando passò davanti al negozio di scarpe più rinomato del regno (si chiama licenza poetica, questa) e perciò giunse a destinazione, ovvero ad accamparsi presso il campo da guerra o dove cavolo si accampavano gli eserciti assedianti.
Che poi non ho mai capito, se è Romualdo a dichiarare guerra al padre di Fantaghirò, perché è lei a mettersi in marcia? Non dovrebbe farlo lui? Eh no, perché serviva che l'azione si svolgesse da lui.
Infatti Fantaghirò si recò subito al castello di Re Romualdo per discutere di piani guerreschi. E anche questa non l'ho capita: si mettono d'accordo prima di battersi tra loro? Mah!
Comunque, Romualdo rimase assai colpito e corse dalla Regina Madre:
“Mamma, mamma, a me sa tanto che Fantaghirò è una donna, e io me ne sono innamorato”, le disse.
Nelle fiabe si fa in fretta, basta uno sguardo per innamorarsi. Anche meno, certe volte. Ci sono principi a cui basta vedere il ritratto di una principessa per innamorarsene perdutamente.
Che stupidi!
“Figlio mio”, rispose la Regina Madre, “per me hai preso un abbaglio. Comunque, se proprio vuoi controllare se Fantaghirò è maschio o femmina, fa' così. Portala nella sala d'armi. Se guarda i dipinti è donna, se s'interessa alle armi è uomo.”
Dunque, secondo questa brillante Regina non possono esserci uomini appassionati d'arte. Sagace. E infatti è una delle rari madri da fiaba che non ci prende mai.
Romualdo portò Fantaghirò nella sala d'armi, e lei si appassionò subito alle spade, alle balestre e ai mazzafrusti.
“Mamma, mamma”, il Re tornò dalla madre, “Fantaghirò s'è interessata alle armi, ma io sono convinto lo stesso che sia una donna e la amo.”
“Figliolo, io dico che a me sembra un uomo. E ti assicuro che io di uomini me ne intendo. Ma se tu non mi credi fai un'altra prova. Falle tagliare del pane. Se per tagliarlo se lo porta al petto è una donna, se lo taglia franco è un uomo.”
Tagliare franco il pane voleva dire tagliarlo a mezz'aria. Non so voi, ma io non ho mai visto nessuno tagliare il pane (col coltello) così. Personalmente non lo taglierei neppure portandomelo al petto, piuttosto lo poggerei su un tavolo, ma ho visto parecchie donne “di altre generazioni” tagliarlo a questo modo, poggiandoselo sul petto dove forse, in un lontano passato, stava un grembiule.
Comunque Fantaghirò lo tagliò franco (e forse si chiese anche perché Romualdo le avesse fatto una richiesta tanto bizzarra: quando mai uno che ti ha appena dichiarato guerra ti chiede se cortesemente gli tagli anche una fetta di pane, già che hai il pugnale in mano?) e il Re tornò di corsa dalla mamma.
“Mamma, mamma, l'ha tagliato franco. Ma io sono sicuro che sia una donna e la amo.”
“Figliolo, io sono sicura che ti sbagli, ma fai un'altra prova: portalo in giardino, se prende una rosa, l'annusa e se la porta al seno è una donna, se prende un garofano, lo morde e se lo mette dietro un orecchio è un uomo.”
Perché si sa che quando un uomo vede un fiore deve azzannarlo, sennò non si sente più lui.
Non garantisco però che fosse un garofano, sono andata a naso.
Comunque Fantaghirò si comportò da uomo, e non da donna. Ma questo non bastò a convincere Romualdo, sempre più preda dell'estasi amorosa.
“Mamma, mamma, ha preso il garofano, l'ha morsicato e se l'è messo dietro l'orecchio. Ma io non ho dubbi: è una donna e io l'amo.”
“Figlio mio, sei proprio senza speranza se non sai neppure riconoscere un uomo quando lo vedi. Ma ti dirò un'ultima prova. Proponigli di fare il bagno nel laghetto in giardino. Se rifiuta è una donna, se si spoglia e si tuffa è un uomo.”
Voleva aggiungere anche: “Se si spoglia e si tuffa allora dovresti vederlo da te se è maschio o femmina, anche senza ulteriori prove.” Ma poi pensò che Romualdo non avrebbe compreso concetti così complessi.
Fantaghirò rimase a bocca aperta quando Romualdo le chiese di fare il bagno nudi nel laghetto.
“Certo, certo”, tergiversò, “magari domani mattina, eh?”
Ma intanto andò a chiamare il suo scudiero, e gli ordinò che l'indomani mattina avrebbe dovuto raggiungerla al laghetto con un messaggio (finto) in cui si diceva che suo padre era tanto malato e che lei/lui doveva tornare immediatamente a palazzo.
Il mattino dopo Romualdo e Fantaghirò si recarono insieme al laghetto. Fantaghirò si guardava ansiosamente intorno per vedere dove fosse lo scudiero, quando Romualdo, sfoggiando un sorriso a trentadue denti, si spogliò e rimase davanti a lei tutto nudo come mamma l'aveva fatto.
Bel porco, se calcoliamo che lui era convinto che Fantaghirò fosse una donna.
Lei arrossì come un peperone e si lasciò scappare un “Ohibò!”, che gli storici non sono a tutt'oggi riusciti a interpretare. Era un apprezzamento? Era un grido di sconcerto? Nessuno lo sa.
Ma intanto Romualdo si era tuffato e la chiamava: “Forza, dai, spogliati e tuffati.”
“Mah, non so”, tergiversò Fantaghirò, “L'acqua mi sembra freddina.”
“Scherzi? Ma se è meravigliosa. Un brodo.”
“Sì, ma io non mi sento benissimo...”
“Ma se sembri una rosa.”
“Ma no, ho mal di gola.”
“Non si direbbe.”
E così via, e intanto la poveretta lanciava silenziosi accidenti allo scudiero che non arrivava, e proprio quando era giunta al limite e, sudando come una capra, non poteva onestamente più far credere a Romualdo che non si spogliava perché stava morendo di freddo, finalmente lo sciagurato scudiero arrivò col messaggio farlocco.
“Uh, guarda, mio papà sta malissimo, è in punto di morte, devo tornare di corsa al mio regno”, esclamò Fantaghirò con un sospiro di sollievo.
“Come, te ne vai subito?”, disse Romualdo tornando a riva, nudo e bagnato com'era.
“Sì, sì, subitissimo”, rispose Fantaghirò distogliendo rapidamente lo sguardo, “non ti scomodare a salutarmi. Ciao ciao, ci si vede alla prossima guerra.”
E schizzò via, lasciando il povero Romualdo perplesso e depresso, perché non era riuscito a risolvere il suo dilemma.
Perplesso e depresso com'era, Romualdo si rivestì e se ne andò in camera sua, e qui, appuntato al cuscino, trovò un biglietto sul quale c'era scritto:
“Sono venuta qui da uomo e me ne vado come donna. Firmato: Principessa Fantaghirò. PS: Te l'ho fatta! PPS: Complimenti, belle chiappe!”
Quando lesse questo biglietto, Romualdo non contenne più la gioia.
“L'avevo detto io che era una donna!”, esclamò.
Fece sellare il suo destriero e inseguì Fantaghirò, la raggiunse a metà strada e le chiese di sposarlo.
Lei rispose di sì, perciò tornarono insieme da papà per dirgli che con quelle nozze i due regni si sarebbero unificati e pertanto non ci sarebbe stata più nessuna guerra.
E vissero per sempre felici e contenti.
Come vedete, Fantaghirò non prese in mano la spada per combattere neanche mezza volta, altro che eroina guerriera spavalda e coraggiosa.
Vatti a fidare delle fiction in TV!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

La Marini sbrilluccicosa non era su Fantaghirò, era su Sorellina! Anche quello filmone.

IsaBella ha detto...

Accidenti, è vero! Mi ero completamente dimenticata di Sorellina e avevo riunito tutta l'erba nel fascio di Fantaghirò #^___^#
I.

Anonimo ha detto...

avevo 15 anni , quando ho visto questo telefilm alla tv (colpa della mia sorellina ...) da allora dopo averlo visto mi sono dato all'alchol e alla musica da camera, tutto mentre in me nasceva una follia omicida sfogata poi imparando a suonare l'arpa alimentata a kerosene

Anonimo ha detto...

Hanno trasformato una cavolata in un grande successo. Non era facile e devo riconoscere che sono stati dei geni.

Anonimo ha detto...

La fiaba originale non aveva grosse pretese, però è stato apprezzabile il (riuscito, a mio avviso!) tentativo di valorizzare e reinterpretare un contenuto Made in Italy un po' bistrattato (visto che 'sta fiaba non la conosce quasi nessuno ed è piuttosto sempliciosa) da parte di un regista italiano. Tanto di cappello a Lamberto Bava!

Anonimo ha detto...

non capisco perchè tanto accanimento contro Fantaghirò. Con i mezzi che si avevano negli anni 90, questo è stato un capolavoro, altro chè.