giovedì 20 dicembre 2012

La parola del giorno è... MASOCHISMO

Quest'oggi affrontiamo una parola in tema con lo spirito natalizio, una parola che riscalda i cuori e tormenta i fegati. La parola è "masochismo".
Masochismo s.m.: tendenza a trarre piacere, sessuale e non, dalla propria sofferenza e/o umiliazione, che può essere autoinflitta oppure provocata dal partner. Per traslato, inclinazione a cacciarsi quasi con soddisfazione in situazioni umilianti, fastidiose, scomode, faticose, detestabili o tutte queste cose insieme. Il termine trae origine non da un altro termine più antico, bensì da un personaggio: Leopold von Sacher-Masoch. Chi era costui? Non era certo il masochista più famoso del mondo, come sareste erroneamente portati a credere. Be', forse un po' masochista lo era. Perché era uno scrittore. Ora, non è che perché uno diventa scrittore automaticamente s'infila nella schiera dei masochisti, perché se così fosse non si spiegherebbe un mucchio di gente che scrive, pubblica e fa un mucchio di soldi senza essere masochista. In certi casi masochista è chi li legge, ma oggi non mi va di parlare di Bruno Vespa, quindi lasciamo stare questo discorso.
Dicevo, Leopold von Sacher-Masoch era uno scrittore austriaco, nato nel 1836 e morto nel 1895, che si era prefissato un compito irrealizzabile. Forse neppure Bruno Vespa con tutti i suoi ammanicamenti ci sarebbe riuscito. Il nostro amico Leo voleva realizzare un'opera letteraria iperbolica in cui narrare tutti, ma proprio tutti, gli aspetti delle relazioni umane. Quest'opera mastodontica, probabilmente ispirata alla Commedia Umana di Balzac, doveva intitolarsi “L'eredità di Caino”. Lui l'aveva pensata divisa in sei grandi temi: Amore, Proprietà, Denaro, Stato, Guerra e Morte. Ogni tema doveva raccogliere sei romanzi, per un totale di trentasei volumi. Uso l'imperfetto, perché naturalmente il buon Leo non è riuscito a realizzare l'impresa. E chi ci sarebbe riuscito, a parte Bruno Vespa? Di fatto, riuscì a completare solo le prime due sezioni, ed è già tanto. Della prima sezione, “Amore”, fa parte un libro che in seguito è divenuto il suo più famoso, ovvero “Venere in pelliccia”. È il quinto, per l'esattezza, della sezione sull'amore. E anche quello che ha fatto nascere il termine “masochismo”.
In questa storia, un classico della narrativa erotica (che pare sia autobiografica ma qui lo dico e qui lo nego), il protagonista, Severin, s'innamora della bella Wanda e firma con lei un patto che lo rende letteralmente schiavo della donna. Schiavo non solo per i giochetti erotici, ma in tutto e per tutto. Lui è così obnubilato dall'amore, e la cosa avviene in maniera tanto graduale, che il povero Severin non può e non vuole sottrarsi all'influenza della sua dominatrice. La storia finisce con la bella Wanda che si stufa e si mette con un uomo dotato di più nerbo. Il messaggio che il romanzo... o meglio, il protagonista del romanzo, vuole trasmettere è che l'amore dura poco, un istante di passione romantica, poi non sarà altro che un continuo tentativo di sopraffazione di un coniuge sull'altro. Perché uomini e donne sono nemici naturali e possono ritrovarsi uniti solo nella fugace occasione dell'innamoramento, poi torneranno nemici. La vicinanza, la complicità e la comprensione reciproca sono impossibili. Questo secondo Severin perché, ci tengo a precisarlo, si tratta di uno degli aspetti variegati dell'amore, non della teoria sull'amore.
“Caro mio”, dice Severin a un suo amico, “in una coppia il primo che cede è fregato. L'altro, quello più svelto e meno coinvolto, se ne approfitterà subito mettendogli i piedi in testa.”
No, in realtà dice così: “Il potere della donna sta nella passione dell'uomo, e lei sa come usarlo, se lui non comprende se stesso. Un uomo ha una sola scelta: essere il tiranno oppure lo schiavo della donna. Non appena cede, si troverà col collo sotto il giogo, e la sferza gli si avventerà immediatamente contro.”
Insomma, un discorso ottimista sull'amore. “Prendi una donna, trattala male” eccetera eccetera...
E da questo romanzo prende nome, appunto, il masochismo. Che poi, Leopold non si chiamava Masoch, ma Sacher-Masoch... se avessero scelto la prima parte del cognome a quest'ora mangiarsi una sacher sarebbe molto più problematico. Anche Nanni Moretti a quest'ora avrebbe problemi.
Va detto che Leopold Sacher-Masoch era uno scrittore intelligente, arguto, spiritoso, sostenitore della tolleranza e dei diritti delle donne. Ed è un vero peccato che il suo nome ora sia associato solamente a certe pratiche erotiche, o a certi modi d'essere autolesionisti.
Ed è un peccato che il suo nome venga associato a gente a dir poco imbarazzante.
Per esempio, questo signore qui, questo del link. Quello che oggi ha spiazzato mezza rete con quest'articolo in cui sostiene che le donne vittime di violenza un po' se la cercano perché... com'è che dice? “...le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.” E insomma, non lavano, non stirano, non puliscono il culo ai loro uomini. Pretendono di essere autonome, non ubbidiscono, vanno in giro mezze nude. Ekkekkazzo, alla fine pure il padrone più liberale ci può perdere la pazienza...
Ecco, uno così che scrive scempiaggini così, sapendo di finire nell'occhio del ciclone, sapendo che molta gente lo odierà per questo, ma che soprattutto ci farà una gran brutta figura color marrone... e come vuoi definirlo se non masochista?
Con tutto il rispetto per Sacher-Masoch, che invece era un bravo scrittore.

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