martedì 8 gennaio 2013

E se la vittima diventa colpevole?

La sto prendendo alla larga, lo so.
Ma ormai dovreste esserci abituati, lo faccio sempre...
Dunque, partiamo da qui. C'è una storia a fumetti Disney del 1967, coi testi di Rodolfo Cimino e i disegni di Luciano Gatto. La storia s'intitola “Zio Paperone e il mistero di Persecutor”.
In questa storia Paperone è il re dell'ortofrutta, l'unico in tutta Paperopoli ad avere in pugno il mercato di frutta e verdura. Ma un brutto giorno scopre che esiste un certo Melampo che se ne va col suo carretto ambulante a vendere mele. Insomma, oltraggio e disonore!, è un punto vendita di frutta che non gli appartiene. Lo zione decide quindi di sbarazzarsene, e dapprima gli manda la polizia, per fargli chiudere l'attività, ma Melampo ha tutti i permessi in regola. Poi gli manda un carretto concorrente proprio davanti, ma i bambini continuano a preferire Melampo perché lui suona la trombetta e quelli dell'altro carretto no. Cerca di comprare la sua attività, ma Melampo la esercita da tanti anni e ci tiene, non vende... e così, visto che con le buone non funziona, che pensa di fare il papero in ghette e cilindro? Cannoneggia Melampo distruggendogli il carretto, naturalmente. In tribunale si giustifica dicendo che la sua è stata solo legittima difesa: se Melampo non gli avesse opposto continui rifiuti, e non gli avesse fatto concorrenza, lui non gli avrebbe devastato il carretto.
La colpa è di Melampo: se l'è cercata.
Che ne dite? Paperone ha ragione o sta farneticando?
No, non rispondete, lo so già.
Naturalmente lo zione ha torto, e infatti il giudice lo sbatte in galera.
Ma questa era facile.
Invece immaginate un processo vero.
Alcuni ladri hanno rapinato un gioielliere, per dire. Rapina a mano armata. Gli hanno puntato la pistola alla tempia e gli hanno rubato tutto, lasciandolo sul lastrico.
Immaginate che al processo venga fuori che il gioielliere non era poi onestissimo e che quindi la cosa se l'è cercata.
Ma che c'entra, direte voi? Il suo essere più o meno onesto mica giustifica la rapina a mano armata dei ladri. No?
Questo stesso esempio venne fatto da Tina Lagostena Bassi nell'ormai celebre documentario Processo per stupro, del 1979. In questo memorabile filmato per la prima volta venne mandato in onda un processo di questo tipo, e ovviamente suscitò parecchio scalpore.
Soprattutto perché la vittima, una ragazza di 18 anni che era stata stuprata da quattro uomini, veniva trattata da avvocati difensori e giuria con una severità tale da risultare quasi l'imputata piuttosto che la vittima. E perché lei uno degli stupratori lo conosceva (era il suo datore di lavoro), quindi non era lo stesso che essere aggrediti da uno sconosciuto. E perché era andata di sua volontà in casa dell'aggressore (questo le aveva detto che dovevano parlare di lavoro). E perché non era vergine (ma sì,  "una facile", no???). E perché se avesse voluto, avrebbe potuto sottrarsi al rapporto orale forzato con "un semplice morsettino" (provateci voi a farlo quando siete in uno contro quattro, e qualcuno dei quattro magari è pure armato). E perché quella lì, andiamo, non era proprio una santarellina...
Il messaggio che veniva sottolineato, e che era frequente allora nei casi dei processi per stupro, è che “alle brave ragazze queste cose non succedono”. Ecco una frase esemplare, copiata dal processo così come venne pronunciata: “Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno, mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente.”
È allucinante, senza se e senza ma.
È roba vecchia, direte, roba del '79. Invece no, leggete un po' qua e sappiatemi dire.
A me piacerebbe commentare, ma mi pare superfluo. E poi non riuscirei mai a essere pungente e precisa come Michela Murgia.
Però come vediamo quando la vittima è una donna, la tendenza a farla passare da colpevole (o perlomeno da provocatrice) c'è sempre. È così da tempi immemorabili, no? È sempre stato così, vero? Lo dicevano pure i filosofi! Pure i padri della chiesa! Chi siamo noi per contraddirli?
Allora facciamo così, io vi faccio solo una domanda: se una moglie che guadagna meno e/o è meno colta del marito non se la prende per questo, perché l'uomo dovrebbe prendersela se invece capita il contrario? Vi sembra ancora normale che a un uomo basti tanto poco per sentirsi (orrore orrore!) umiliato e offeso?

PS: e finalmente, dopo tutte queste cose serie, posso sparare la mia cavolata: avete notato che la donnina dell'illustrazione ha due piedi sinistri?

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