domenica 2 dicembre 2012

La principessa snob - una storia ingiusta

Nel mondo delle fiabe basta poco a rendersi irriconoscibili...
"Il mio ammmore mi tratta come una principessa”, dice la fanciulla con occhi sognanti.
“Il vero uomo tratta la sua donna come una principessa”, dicono i messaggini amorosi che girano in rete.
Ma com'è che i Principi trattano le Principesse nelle fiabe? Mica sempre tanto bene.
Quella che segue è una fiaba abbastanza tipica: è la classica storia della principessa viziata e “snob” che, per un motivo o per un altro, rifiuta il suo pretendente, e questo si vendica umiliandola, svergognandola e riducendola a uno zimbello. Facendole pentire di avergli detto no.
La vendetta è diabolica e crudele, la fanciulla che ha osato rifiutarsi o alzare la testa ne subisce di cotte e di crude finché non si arrende. Finché non “abbassa la cresta e capisce chi è che comanda”.
La principessa snob di oggi, nella sua interpretazione più lieve, è la classica bella ragazza che “se la tira” e dà il due di picche allo spasimante, e lui allora si vendica diffondendo maldicenze sul suo conto. È quella donna che si sente graziosamente apostrofare con termini tipo "brutta troia ma chi ti credi di essere?" solo perché ha detto a uno che ci provava "no, grazie, ma non sei il mio tipo".
Nelle interpretazioni della cronaca sono tutte quelle donne che quotidianamente subiscono soprusi, violenze, offese, solo perché hanno detto “no” oppure “basta” a un uomo.
Ed era una cosa che succedeva anche nelle fiabe, guardate un po'.
Perciò pensiamoci due volte prima di desiderare di essere trattate come principesse...
PS: la storia è veramente ingiusta, per questo ho cercato di alleggerirla con un fumetto frivolo e stupido. Non abbiatevene a male...

PPS: G dice che forse dovrei smetterla di disegnare donnine coi capezzoli al vento. Magari ha ragione, ma... è così divertente disegnarle!

La principessa snob

C'era una volta una bellissima principessa che, nel dubbio, chiameremo Florinda (è il primo nome che m'è venuto in mente).
Florinda era sempre stata amata e viziata dal Re suo Papà, e poiché non si era ancora resa conto di vivere in un mondo fondamentalmente maschilista, pensava di poter continuare a fare i comodi propri vita natural durante. In effetti un po' se la cercò, però poi gliela fecero pagare con gli interessi, e questo non è giusto. Ma vediamo come andarono le cose.
Come dicevo, il Re stravedeva per questa figlia e l'aveva viziata moltissimo. Un giorno le disse:
“Florinda mia, è ora che ti trovi un marito. Ormai hai l'età e anche tanti pretendenti, fra principi e re.”
“E lo so”, rispose la ragazza infilandosi in bocca una manciata di violette candite, “ma purtroppo non so quale scegliere.”
Il Re ebbe un'idea: “Organizziamo le Primarie dei Principi Azzurri, così puoi capire quale ti piace di più.”
Le Primarie dei Principi Azzurri fu una lotta senza quartiere di discorsi, serenate e promesse elettorali, ma alla fine vinse il Re Granato (non ha niente a che fare col calcio perché la storia risale a ben prima dell'invenzione di questo nobile sport) con uno stracciante 90%. E bisogna dire che questo Re era veramente il più bello, il più intelligente, quello dotato di miglior parlantina, il più simpatico eccetera.
Ci fu gran festa, naturalmente, per il fidanzamento, con un gran banchetto e tante squisitezze. Tra i frutti offerti a fine cena c'erano anche i melograni. Ora, bisogna sapere che il regno del Re Granato era ricchissimo, ma lì i melograni non s'erano mai visti. Ecco perché il Re Granato, quando gli cadde in terra un chicco di melograno, lo raccolse e lo mise da parte: pensava che fosse chi sa che di prezioso, poverino.
Ma la cosa non sfuggì a Florinda, che trovò il gesto disdicevole e non adatto a un Re. E immediatamente si pentì d'averlo scelto.
“Brutto pezzente spilorcio!”, sbottò, “Schifosissimo morto di fame, ma che fai? Raccogli pure i semini da terra? E io dovrei sposarmi un simile pitocco? Ma non ci penso neppure. Sparisci, vattene, crepa: il fidanzamento è rotto.”
Così dicendo gettò in terra il tovagliolo e si allontanò, sdegnata.
Il povero Re Granato, che era stato tanto contento quando aveva vinto le Primarie dei Principi Azzurri perché la Principessa Florinda gli era sempre piaciuta moltissimo, ora ci rimase veramente mortificato e deluso, sia per l'abbandono che per la figuraccia fatta davanti a tutti.
Ma non era tipo da arrendersi e da mandar giù le offese, perciò decise di vendicarsi.
Finse di andarsene, poi si travestì e si fece assumere dal Re padre di Florinda come giardiniere.
Nessuno lo riconobbe. Nelle fiabe i principi e le principesse sono maghi dei travestimenti. Certe volte basta che mutino abbigliamento o si mettano un cappello diverso perché nessuno li riconosca più. Il che è utile in certi casi, ma fastidiosissimo in altri. Ve l'immaginate se nessuno dovesse riconoscervi più solo perché vi siete cambiati d'abito o vi siete fatti lo shampoo?
Comunque Re Granato si travestì da giardiniere e nessuno si accorse che era lui, si trasferì nella casa del giardiniere, che giustamente era in giardino, e vi trasportò un grosso baule. In quel baule c'erano tutte le cose che avrebbe portato in dono alla principessa Florinda se si fossero sposati. Ora pensò di usarle per il suo diabolico piano di vendetta.
Un giorno, perciò, stese in mezzo al bucato un meraviglioso scialle intessuto d'oro, e lo sistemò in modo che dalla finestra della stanza della principessa si vedesse bene.
Infatti la principessa si affacciò, e vedere lo scialle e desiderarlo fu tutt'uno.
E siccome era viziata e pensava che tutto le fosse dovuto, andò dal giardiniere a informarsi.
“Ragazzo, ma di chi è quel bello scialle?”
“È mio, perché?”, rispose lui fingendo di cadere dalle nuvole.
“Perché mi piacerebbe tanto averlo e vorrei comprarlo. Quanto vuoi?”
“Non è in vendita”, aggiunse prima che la pulzella potesse cambiare idea, “però potrei regalarvelo se mi permetteste di dormire stanotte nella prima stanza dei vostri appartamenti.”
“Screanzato cafone!”, si offese la principessa, “Ma come osi chiedermi tanto?”
Ma quello scialle le piaceva veramente un mucchio e non voleva perderselo, così ci pensò e ci ripensò, e poi si disse: “Ma sì, chi vuoi che venga a saperlo se viene a dormire in quella stanza? E poi non è mica in camera mia.”

Così accettò, e il giardiniere passò tutta la notte nella prima stanza degli appartamenti di Florinda.
Un altro giorno il giardiniere mise a stendere un secondo scialle, stavolta intessuto d'oro e d'argento. Come prima la principessa lo volle, e come prima il giardiniere domandò di passare la notte da lei, ma stavolta nella seconda stanza dei suoi appartamenti.
Capite dove punta, il malandrino?
No?
Andiamo avanti.
La principessa si fece qualche scrupolo in più perché la seconda stanza era più vicina della prima alla camera da letto, ma alla fine accettò perché “tanto chi vuoi che lo venga a sapere?”
A voi sembrerà che non stesse facendo nulla di strano, ma rifletteteci bene: lei stava ospitando un uomo nei suoi appartamenti privati. Se qualcuno l'avesse beccata si sarebbe rovinata la reputazione per sempre, anche se con quest'uomo non si fosse scambiata neanche un bacetto a fior di labbra. Erano altri tempi... no?
Qualche giorno dopo il giardiniere decise di giocare pesante e mise a stendere un abito da sera intessuto d'oro, di perle e di diamanti. La principessa come lo vide non capì più niente e decise che quel vestito doveva essere suo a tutti i costi. Sì, a dirla oggi un abito del genere pare una cosa kitsch da morire, ma guardatela in un'altra ottica. Fate conto di essere una fashionista sfegatata (tutte le principesse lo sono) e che vi mettano sotto il naso il pezzo più ambito, desiderabile, raro e prezioso dell'ultima sfilata del miglior stilista del mondo. Quello che tutte vogliono e non possono avere. E voi invece potete averlo in cambio di un'inezia: far dormire un poveraccio nei vostri appartamenti. Sì, se vi scoprono ci rimettete la reputazione. Ma se non vi scoprono (e perché mai dovrebbero scoprirvi, visto che nei vostri appartamenti non ci viene nessuno, se voi così ordinate?) sarete l'invidia e il vanto del jet set per i secoli a venire.
Stavolta il giardiniere puntò più in alto, perché chiese di dormire nella terza stanza, che poi era l'anticamera della stanza da letto della principessa.
Lei esitò per almeno dieci secondo, ma poi accettò.
“Che male c'è, in fondo?”, pensò.
Quella notte, perciò, il giardiniere si raggomitolò davanti alla porta della stanza da letto della principessa, predisponendosi a dormire.
Adesso avete capito il suo piano?
Non ancora?
Andiamo avanti. Nel cuore della notte la principessa si svegliò perché sentì un gran rumore: era il giardiniere che batteva i denti e tremava tutto, e tremando urtava la porta e la faceva scricchiolare.
“Ma che stai facendo?”, bisbigliò inviperita Florinda andando in anticamera, “Smettila subito, prima che ti senta qualcuno.”
“Mi dispiace, maestà, ma ho freddo”, disse quello battendo i denti, “questa stanza è gelata.”
“A me non sembra.”
“E a me sì. Lo vedete che pelle d'oca ho?”
“Be', non posso farci niente.”
“Uhmmm...”, il giardiniere finse di rifletterci, “forse qualcosa potete fare. In camera vostra fa più caldo. Potrei venire a dormire lì.”
“In camera mia? Non se ne parla neanche!”
“Va bene”, disse il giardiniere. E riprese a battere i denti con foga facendo più rumore di un ballerino di flamenco con le nacchere.
“D'accordo, d'accordo, entra”, gli ordinò la principessa, decisamente contrariata, “Presto, prima che si svegli tutto il castello.”
Il giardiniere-Re entrò, sorridendo maliziosamente tra sé, poi si accoccolò accanto alla porta e chiuse gli occhi, mentre la principessa si rimise a letto con un diavolo per capello.
Adesso l'avrete capito il suo piano, no?
Come no?
Eh, ma siete di coccio!
E va bene, proseguiamo.
Passò un'altra mezz'oretta e di nuovo la principessa si svegliò per quel rumore: RAT-TAT-TAT...
“Eh, ma insomma! Cosa c'è ancora?”, sbottò mettendosi a sedere sul letto.
“Ho freddo, maestà!”, disse il giardiniere battendo i denti da far pietà, “Sto gelando!”
“Non dire sciocchezze, qua non fa affatto freddo!”
“Eh, voi dite così perché siete sotto le coperte”, rispose il ragazzo tremando violentemente contro lo stipite della porta, “Magari... se venissi anch'io sotto le coperte con voi mi scalderei e smetterei di tremare.”
“Cosa??? Tu, schifoso plebeo, dormire nello stesso letto con me che sono una principessa di sangue??? Dovrei farti tagliare la testa per questa proposta indecente!”, sibilò la principessa.
Poi pensò che se quello avesse continuato a far fracasso tremando, avrebbe svegliato qualcuno, e se qualcuno avesse trovato un uomo che dormiva nella sua stanza... povera lei! Sarebbe rimasta svergognata per sempre, “E va bene, d'accordo. Vieni qui”, e gli fece posto sotto le coperte accanto a lei.
E adesso spero che avrete capito quali fossero i piani del giardiniere, diamine!
Comunque i due giovani stavano lì nel letto, l'uno di fianco all'altra. E sapete come vanno queste cose, no? Prima ciascuno di loro se ne stava in bilico sulla sponda estrema. Poi ognuno si prese spazio e si avvicinò. Poi come per caso le labbra del giardiniere si trovarono su quelle della principessa. E ancora per caso, le mani scivolarono sui corpi, le lingue si intrecciarono, le camicie da notte volarono via, e senza quasi neanche accorgersene la principessa e il giardiniere finirono col fare l'amore.
Almeno credo, e spero, perché la cronaca non entra nei dettagli. Certo, è sempre possibile che il Re-giardiniere una volta nel letto le abbia semplicemente alzato la camicia da notte e l'abbia stuprata, e che lei non abbia gridato aiuto perché lui le tappava la bocca o perché temeva di essere scoperta. Perché già all'epoca una donna quando veniva stuprata veniva praticamente ritenuta colpevole, perché la sua sola presenza poteva essere considerata una “tentazione” per lo stupratore che per questo appariva innocente o quasi (o comunque più di lei). E poi una donna stuprata denunciando il suo assalitore avrebbe dovuto confessare di non essere più vergine, e questo la disonorava a vita. Insomma, all'epoca gli stupri non venivano quasi mai denunciati. Aggiungiamoci pure che alla fin fine era stata lei a invitare il giardiniere nel suo letto... ma chi mai avrebbe creduto alla sua innocenza?
Però questa è una fiaba, anche se è una fiaba ingiusta, perciò forse è meglio lasciarle un pizzico di romanticismo e credere che Florinda e il giardiniere abbiano fatto l'amore di comune accordo.
Da quella sera, anzi, dal mattino dopo, il giardiniere non mise a stendere più nulla di strano nel bucato e si limitò a farsi i fatti suoi, e così pure la principessa.
Passò un mese, ne passarono due, e Florinda si rese conto di un fatto inquietante: era rimasta incinta!
Panico! Che poteva fare? Dove poteva andare? Era rovinata, questo solo era ben chiaro. Così mandò a chiamare immediatamente il giardiniere.
“Aspetto un bambino”, gli disse, “ed è tutta colpa tua. Che faccio? Se lo dico ai miei, quelli m'ammazzano!”
Adesso l'avete capito il piano del Re Granato?
No, non era solo quello di sputtanare la principessa. Lui era molto più astuto e perfido.
“Maestà, qui c'è una sola cosa da fare”, le disse, “dovete scappare.”
“E dove vado?”
“Venite con me. Scappiamo insieme.”
“Ma sei scemo? Io, che sono principessa di sangue, scappare con te che sei un sudicio plebeo?”
“Sarò pure sudicio, però quella notte lì il mio sudiciume tanto schifo non vi fece.”
“Statti zitto, per carità.”
“Come volete. Restate qui, così fra un poco la pancia comincerà a crescere e tutti sapranno che non siete poi tanto santa come dite.”
“E va bene, vengo con te.”
Così fecero i bagagli e una notte fuggirono, e viaggiarono a lungo.
Mesi dopo (ormai Florinda era vicinissima al parto), giunsero in un bellissimo regno, e il giardiniere disse che era la sua terra natale.
“Che bello. Che regno è?”
“Questo è il Regno di Re Granato”, rispose il giardiniere.
Florinda sospirò, e pensò che se non avesse fatto tante storie per uno stupido grano di melograno a quell'ora sarebbe stata la regina di quel regno e non una poveraccia, per di più incinta, costretta a fare la viandante insieme a un giardiniere.
Arrivarono in un bosco, e lì trovarono una casupola.
“È la capanna del guardacaccia del Re”, disse il giardiniere, “ma è disabitata, possiamo starci noi, adesso.”
La povera Florinda era stremata, anche perché aveva viaggiato tanto, e durante il viaggio aveva patito la fame, il freddo, i disagi, proprio lei che era sempre vissuta tra gli agi e non aveva mai avuto bisogno neppure di lavarsi una tazzina. E il giardiniere non aveva fatto proprio nulla per agevolarle le cose. Anzi, pareva che ci provasse gusto a metterla in imbarazzo. A cacciarla in situazioni umilianti, degradanti e brutte.
“Ho fame”, disse Florinda.
“Vado nel bosco a cercare qualcosa”, rispose il giardiniere, “tu intanto vai nel pollaio”, ce n'era uno attaccato alla casa, “prendi un pollo, ammazzalo, spennalo e cucinalo. E se qualcuno ti dice qualcosa, tu rispondi che sei la moglie del guardacaccia.”
La povera Florinda non aveva mai ammazzato e spennato un pollo prima, e farlo adesso fu veramente traumatico. Ma lo fece comunque, perché aveva troppa fame.
Intanto quel disgraziato del giardiniere-Re non era andato a cercare cibo, ma se n'era andato al suo castello. Lì parlò con sua mamma la Regina Madre, cenò abbondantemente, si rivestì da Re, infine montò a cavallo e tornò da Florinda.
“Chi c'è qua?”, disse facendo finta di nulla. Poi si finse sorpreso nel trovare la principessa, però  diede a vedere di non averla riconosciuta, “E voi chi siete?”, domandò invece.
“Sono la moglie del guardacaccia”, rispose Florinda, che si vergognava troppo di trovarsi in quelle condizioni per farsi riconoscere dal Re come la sua ex fidanzata.
“Non è possibile, io non ho più un guardacaccia”, replicò il Re, “secondo me siete solo una ladra. Come mai qua fuori ieri c'erano venti polli e stasera solo diciannove? Ne avete rubato uno voi?”
“No, io no, io non ho rubato niente”, disse la principessa prossima alle lacrime. Si sentiva davvero umiliata, avvilita e spaventata, poverina.
Ma il profumino del pollo arrosto la tradì (se ce ne fosse stato bisogno) e il Re andò su tutte le furie per il (presunto) furto. Le sequestrò il pollo, poi se ne andò via, si cambiò e tornò da Florinda come giardiniere.
“Nel bosco non ho trovato niente. Dov'è il pollo che t'avevo detto di cucinare?”
Florinda si mise a piangere: “Non ce l'ho più. È arrivato il Re e l'ha sequestrato. E non ho il coraggio di ammazzarne un altro.”
E allora il giardiniere finse di andare su tutte le furie, così Florinda si sentì più umiliata che mai e dovette accontentarsi di un tozzo di pane e una crosta di formaggio, mentre il giardiniere andava a spaparanzarsi sul pagliericcio per digerire il lauto pasto che aveva fatto al castello.
Capite adesso dove voleva arrivare? Alla più totale umiliazione della principessa. Anche a costo di far patire la fame a quella che, in fin dei conti, stava aspettando suo figlio.
E le traversie della poveretta non erano ancora finite. Il giorno dopo Florinda si stava lamentando che non avevano mezzi, non avevano soldi e non avevano neppure panni con cui vestire loro figlio quando fosse nato.
In quel momento bussarono alla porta ed era la Regina Madre.
“Dovete sapere che mia nuora sta per avere un bambino”, le disse, “e io devo preparare in fretta il corredino per il neonato, ma sono molto in ritardo. Potete aiutarmi voi?”
Florinda accettò, perché almeno al castello avrebbe avuto da mangiare.
“Parlavi di vestire nostro figlio?”, le disse il giardiniere, “E questa occasione capita a proposito. Mentre sei lì che cuci prendi della stoffa a cacciatela in seno, così avrai di che preparare il corredino anche per il nostro bambino.”
“Ma è un furto!”, protestò la principessa.
“E che alternativa hai? Lasciar morire di freddo nostro figlio? Quando si è disperati, tesoro mio, non si va tanto per il sottile.”
E così, mentre era al castello a cucire, pur vergognandosene, Florinda rubò una bella pezza di stoffa e se la nascose in seno. Vuol dire che la infilò nella scollatura. Chi sa come facevano nelle fiabe a cacciarsi in seno tutte queste cose senza che si vedesse da fuori? Bah!
All'improvviso si spalancò la porta ed entrò il Re Granato (vestito da se stesso, intendo).
“E che ci fa qui questa ladra?”, disse indicando Florinda, “Scommetto che ha rubato qualcosa.”
Le infilò una mano nella scollatura e, tutto trionfante, tirò fuori la pezza di stoffa, e la povera Florinda si sentì morire dalla vergogna. Diventò tutta rossa e cominciò a balbettare e piangere.
Ma la Regina Madre lanciò un'occhiataccia al Re e disse: “Figliolo, guarda che ti sbagli. La nostra Florinda non ha rubato proprio niente, quella pezza gliel'ho regalata io, è sua.”
Il Re sbuffò e se ne andò, e Florinda si profuse in scuse e ringraziamenti verso la Regina Madre.
Qui vediamo che la Regina Madre non è d'accordo col piano del figlio, che lei evidentemente conosce. Però a mio avviso gli dà troppa corda lo stesso. Fossi stata io al suo posto, l'avrei preso a sberle non appena me l'avesse raccontato, altro che assecondarlo.
Il giorno dopo il giardiniere suggerì a Florinda di rubare un po' di quelle perle con cui stavano impunturando le vestine del nascituro, e tanto insistette che lei si sentì in dovere di farlo.
Come il giorno prima, mentre le donne stavano cucendo entrò il Re e cominciò a insultare Florinda dandole della ladra, poi senza tanti complimenti le infilò una mano in seno e tirò fuori un sacchetto pieno di perle. “Lo vedi che è una ladra?”, esclamò trionfante.
La Regina lo guardò storto e gli disse: “Ti sbagli, figlio mio. Io quelle perle gliele ho regalate, sono sue.”
Il Re sbuffò contrariato e se ne andò.
Florinda provava tanta umiliazione e vergogna che il giorno dopo non se la sentiva di ripresentarsi al castello davanti a quella buona Regina, ma il giardiniere insistette e le disse che se voleva procurare qualcosa per mantenere loro figlio doveva cercare di rubare un po' dei diamanti che adornavano le vesti del principino.
Così, mentre cuciva, Florinda si cacciò in seno un sacchetto di pietre preziose. E in quel momento entrò di nuovo il Re, che strillava: “Ma come, mamma, ti fidi a far maneggiare rubini e diamanti a quella ladra? Non lo vedi che cerca di rubare tutto?”
Le cacciò una mano in seno e tirò fuori il sacchetto pieno di diamanti. “Non vorrai farmi credere che le hai regalato pure questo?”
Povera Florinda. Era così vergognosa, umiliata e derelitta che cominciò a piangere, a balbettare, poi impallidì e si accasciò.
“E ora vuole impietosirci fingendo di star male...”, cominciò il Re, ma la Regina Madre lo interruppe.
“Ma sta' zitto, razza di idiota!”, gli disse brusca, “Piantala con questa stupida messa in scena. Non lo vedi che tua moglie sta per partorire? Se proprio non sai far nulla di buono, almeno va' a chiamare la levatrice, che a Florinda ci penso io.”
Il Re, nel vedere che la principessa stava davvero male, sbiancò e corse a chiedere aiuto.
La Regina mise a letto Florinda e, mentre tra sé e sé si pentiva di non aver mollato più scapaccioni al figlio quando ne aveva avuto modo, aiutò il suo nipotino a nascere.
Ed era un bellissimo nipotino davvero.
Florinda capì che tutti i guai passati erano stati la vendetta del Re Granato. Comprese che lui e il giardiniere erano la stessa persona e che quello in cui viveva era un mondo schifoso in cui anche essere principessa non ti mette al riparo da certa brutta gente e da certe brutte ingiustizie.
Capì che lei non avrebbe mai più voluto compierne, di queste ingiustizie, anche se le sarebbe toccato di patirne ancora.
E così il Re Granato e la Principessa Florinda si sposarono in pompa magna, lui da allora fu sempre gentile con lei, lei non alzò mai più la cresta e vissero sempre felici e contenti, in questo modo si chiude la storia.
Perché questa fiaba l'ha raccontata il Re, perciò è un po' di parte.
Infatti secondo lui è una storiella comica...

2 commenti:

Iv ha detto...

Mamma mia che crudeltà... sembra una sorta di rivincita di tutti quei principi che, per sposare le loro belle, devono affrontare prove assurde e impossibili - ma tanto ci riescono lo stesso, che si lamentano a fare? Esisteranno fiabe in cui le protagoniste trionfano su tutta 'sta gentaglia maschilista?
Le signorine col seno di fuori mi ricordano Peynet, che buffe!

IsaBella ha detto...

Ci sono, ci sono anche quelle con le protagoniste femminili toste e vittoriose ;-) Sì, in effetti pensavo proprio a Peynet. La differenza è che lui sapeva disegnare e io no :-P