Scena 1: Tanto tempo fa, un reame lontano lontano era rimasto senza re. Solo chi fosse riuscito a pulire un vecchio pentolone incrostato e unto sarebbe potuto salire sul trono. Ci provarono in mille cavalieri, ma uno soltanto, col detersivo giusto, riuscì a pulire il malefico calderone e diventare così... regina. Perché il cavaliere misterioso era una donna. Ovviamente. Pulire piatti luridi è roba da donne, no? Questo almeno rientra nella tradizione. Anche se è un concetto che onestamente mi fa girare le scatole non poco.
Scena 2: In un regno (le fiabe sono tutte monarchiche) magico e incantato ci sono tanti personaggi incantevoli che compiono prodigi: cavalieri assaggiatori, fate cuciniere e anche una piccola principessa dai biondi boccoli e dalla voce straordinariamente irritante che s'ingozza di prosciutti e affettati vari da mattina a sera. Si riempirà di brufoli, ma questo la fiaba non lo dice.
Scena 3: (questa è la più bella) In un ulteriore regno, pure questo lontano lontano, una bella principessa deve mandare un messaggio d'amore al suo principe. Lo scrive su una pergamena, lo infila in un rotolo di carta igienica (quale delicata poesia) e lo invia all'amato bene. Questo prende il rotolo, lo accarezza con trasporto e poi... butta il messaggio d'amore nel fuoco e corre al gabinetto col rotolo. Si vede che ne aveva proprio bisogno, poveretto!
Le fiabe vanno ancora di moda, come emerge dalla pubblicità (le trame di sopra sono tratte da spot pubblicitari, non le ho inventate io), miei garruli e sensibili lettori, ma non sono più quelle di una volta. E non lo sono più da tanto tempo. Io ricordo una vecchia poesia di Roald Dahl, per esempio, in cui Cappuccetto Rosso ammazzava il lupo per farsi la pelliccia. Cosa, peraltro, illegale perché il lupo è specie protetta.
Le fiabe sono cambiate, a volte è un bene e a volte è deprimente. La principessa non sta più affacciata al balcone in attesa che il principe vada a salvarla, ma si rimbocca le maniche e si tira da sola fuori dai guai. E questo è un bene. Anche per il principe, perché così lei potrà stare con lui solo per amore, e non perché si sente in debito. Vuoi mettere la soddisfazione?
Le fatine però sono diventate petulanti e incapaci creature, che spesso si fanno ampiamente gli affaracci loro. Questo è triste, perché fa sempre comodo pensare di poter contare su un bell'intervento magico per dare la svolta finale alla trama. Sì, insomma, la proverbiale botta di cuBo.
Ogni tanto ci vuole. Non sempre, ma qualche volta sì...
E che altro sarà cambiato? Cenerentola me la immagino come una che soffre di manie di persecuzione. Una che crede che il mondo ce l'abbia con lei. Si sente sfruttata e non si accorge che la matrigna e le sorellastre (che poi le vede così solo lei, in realtà sono la madre e le sorelle) faticano quanto lei. La fiaba ovviamente è narrata solo dal suo punto di vista, per questo il dettaglio non è stato tramandato.
Biancaneve è un'esagitata iperattiva, una che non riesce a star ferma neanche due minuti. La matrigna l'ha mandata via per disperazione, perché la vita al castello con lei era un inferno.
Per contro la Bella Addormentata nel Bosco soffre di pigrizia eccessiva. Non fa che dormire. Il suo concetto ideale di vita è starsene spaparanzata sul divano a guardare la TV. Il massimo della sua attività è cambiare vestito. Dal rosa al celeste e viceversa. E concedere un ballo al principe di tanto in tanto. Ma raramente, perché anche ballare è faticoso.
Aladino è un povero illuso, uno che si aspetta che sia sempre qualcun altro (tipo il genio della lampada) a risolvergli i problemi. Da solo non riuscirebbe neppure ad allacciarsi le scarpe. Per questo porta sempre le babbucce!
Esagero? Dite? Meglio ricordarsi le fiabe com'erano una volta?
Sarà... ma così sono più divertenti (eccetto le prime tre, però).
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