giovedì 24 novembre 2011

Ops, l'ho fatto di nuovo!

"Che coazione c'ho, io???"
Trottolino è un bel gattone di una certa età e di un certo spessore. Nove chili e passa di spessore, per l'esattezza.
Ma ha un problemino, chiamiamolo così.
Fin da quand'era gattino non fa altro che impigliarsi con gli unghioli dappertutto. Proprio dappertutto: coperte, giocattoli, vestiti, carne umana (la mia)... non impara dagli errori, continua a ripetere gli stessi e a cacciarsi sempre negli stessi guai, come un pupazzetto a molla che sbatte sempre contro lo stesso ostacolo.
Se non si trattasse di un gatto, direi che è un chiaro caso di coazione a ripetere.
Sapete cos'è, vero? In psicanalisi è quell'impulso che ci spinge a fare sempre, ripetutamente gli stessi errori. Come se vi fossimo predestinati. Come una maledizione che ci pende sul capo.
Un esempio classico? Collezionare una sfilza di fallimenti in amore, incontrare sempre e solo persone sbagliate e così via.
Sbagliamo una volta e ci diciamo che non ci cascheremo più, ma invece, inevitabilmente, ecco che ci ricapita.
Ma non è il destino avverso, non è la gente malvagia, non sono gli uomini tutti uguali o le donne sempre le stesse, siamo noi. Siamo noi che li scegliamo così, noi che, inconsapevolmente, cerchiamo proprio quei fallimenti, quelle persone sbagliate.
Perché lo facciamo? Siamo forse masochisti?
No.
Il nostro è un tentativo di tornare indietro, a una fase di inerzia. A quando eravamo piccoli e non c'erano decisioni da prendere. Credere, poi, che sia “tutta colpa del destino” (o della sfiga, o degli altri che non ci capiscono e sono solo dei bastardi) è tranquillizzante, è un modo per non riconoscere le nostre responsabilità in quella serie di insuccessi.
È anche un volere ostinatamente risolvere un problema che magari ci trasciniamo dietro dall'infanzia. Ci ricacciamo volontariamente, per quanto inconsapevolmente, nello stesso tipo di problema, volta dopo volta, con la speranza di avere la meglio prima o poi. Cosa che però difficilmente accade, visto che siamo noi stessi a determinare l'insuccesso dell'operazione.
E se fosse solo paura di affrontare l'ignoto? In fondo una storia di cui conosciamo già il finale, per quanto possa essere un finale triste o sgradevole, è pur sempre più rassicurante di una che chissà come andrà a finire.
Sì, ma che c'entra questo con la mia insana tendenza a trovare sempre lavori infami e sottopagati?
Quasi quasi chiedo aiuto a Trottolino...

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