martedì 19 aprile 2011

Buchi neri e universi neonati

Un buco nero in una rappresentazione artistica della NASA.
È il titolo di un libro di Stephen Hawking. Li avete mai letti i suoi libri? Io verso i venticinque anni ne andavo matta. Però erano ingannevoli. Mi davano l'illusione di poter capire l'astrofisica. Chiudevo il libro e mi congratulavo con me stessa, esultante: “Urrà! Ho capito tutto! Sono una scienziata anch'io!”
Due giorni dopo già non mi ricordavo più niente.
A tutt'oggi non sarei in grado di spiegare la teoria della relatività ristretta (E=MC2, per intenderci), nonostante l'abbia studiata innumerevoli volte.
Dicevo, dunque, dei buchi neri.
In casa mia dev'essercene uno dove le cose scompaiono.
E non solo le cose, perché spesso quel che perdo è la connessione internet o il campo dei telefoni.
Qualche volta mi perdo un gatto. Lo cerco dappertutto e non lo trovo. E poi all'improvviso eccolo che sbuca fuori di nuovo.
Dov'era?
Mi capita di perdermi documenti, matite, telecomandi, fotografie, libri, cd, occhiali.
Ma soprattutto scarpe e vestiti. Specialmente quando ho molta fretta e mi servono con urgenza.
Ora che c'è il cambio stagionale degli armadi, poi, è un ulteriore tormento. Non so dove cavolo ho ficcato gli indumenti estivi!
E i calzini? Vogliamo parlarne? Perché io so, per certo, di acquistarli a paia. Ma basta un lavaggio perché diventino tutti single.
Perciò mi restano solo due ipotesi: o ho una lavatrice cannibale oppure c'è un buco nero in casa mia.
E gli universi neonati?
Sono quelli che nascono attorno ai peli di gatto che svolazzano per casa.
Uno vede un singolo pelo volteggiare qua e là e lo ritiene innocuo. Poi si distrae un attimo ed ecco che quello va a unirsi ad altri suoi simili formando pianeti, asteroidi e costellazioni varie.
Decisamente in questa casa regna l'entropia!

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