giovedì 14 aprile 2011

La parola di oggi è... PROCRASTINARE

So che starete pensando, guardando l'immagine qui a destra. Sbagliate. Non intendo parlare di orologio biologico e desideri di maternità. Quello è un fenomeno lontano anni luce dal mio essere. Oddio, forse da piccola progettavo di avere dei pargoli, da grande. Ma è un'idea che ho abbandonato attorno ai vent'anni, quando per un po' mi sono ritrovata a fare la baby sitter.
No, decisamente non è di questo che volevo parlare.
Parlavo proprio del verbo “procrastinare”. Che, vocabolario alla mano, significa “differire, rimandare qualcosa di giorno in giorno”.
Quello che sto facendo io adesso, in sostanza. Sto scrivendo sul blog invece di terminare quel lavoro urgentissimo che avrei dovuto consegnare in giornata. Stamattina mi hanno chiesto quando l'avrei consegnato. “In giornata”, ho risposto io. Ma non ho detto quale giornata.
No, non sono una lavativa come starete senz'altro pensando. È che alcuno dei lavori che mi tocca fare proprio non mi piacciono. Sono difficili, inutili e malpagati. Questo, poi, forse non me lo pagano neppure.
E urgentissimi, ovviamente. E mi cascano sempre tra capo e collo, quando ho mille altre cose da fare, anche loro urgenti. Ma puntualmente mi tocca mettere da parte le urgenti per le urgentissime, così alla fine mi viene l'ansia di non riuscire a fare tutto. Spesso, poi, le cose urgentissime sono più d'una, e io non so che pesci pigliare.
Siccome questa cosa non mi va giù, spesso e volentieri finisce che mi blocco. Perché fare le cose urgentissime (oltre che brutte, inutili e malpagate) mi logora i nervi. Così mi capita di starmene lì, a fissare la lista dei miei doveri, chiedendomi quale tra i lavori urgentissimi sia più urgente. Insomma, da quale devo cominciare? Nel dubbio, da nessuno. E procrastino.
E poi vado in crisi, come adesso.
Sapete che vi dico? Io me ne vado a dormire e il lavoro urgentissimo lo faccio domani mattina. Tanto lo so che in realtà nulla è mai urgentissimo come vogliono farmi credere...

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