venerdì 22 aprile 2011

La parola di oggi è... SERVIZIEVOLE

Rileggendomi il mio post precedente m'è venuto un dubbio: non è che sembra che io abitualmente tratti G a pesci in faccia, vero? Non è così, ve l'assicuro. Io con lui sono la creatura più dolce e tenera del mondo. E G è pronto a confermarlo. Anche sotto minaccia, se necessario.
Non sono servizievole, tutto qui.
E siccome sono una fanatica del vocabolario, sono andata a controllare anche questa parola.
Ecco qui:
Servizievole è chi chi presta volentieri la sua opera, il suo aiuto. Però deriva da Servizio, ovvero Atto del servire e condizione di chi è servo, soggetto, suddito.
Per un missionario (non inteso come posizione amorosa) questa è un'aspirazione. Per me no.
Questo mi fa tornare in mente un episodio.
Eravamo a cena da zia Ramona. Io, G e il resto della mia famiglia. Diciamo che io e G eravamo i più giovani. Gli altri convitati erano vecchi parenti anziani.
Ora, bisogna premettere che nonostante il suo astio per la metà maschile del genere umano in generale, e per suo marito Osvaldo in particolare, la zia Ramona ha un debole per G. Un po' è anche perché lui ci sa fare. Con le mie parenti, notoriamente ipercritiche, usa gli stessi subdoli metodi seduttivi che i miei gatti usano con me quando vogliono della pappa in più. Solo che ha più successo, perché i miei gatti con me non la spuntano mai. O quasi.
Comunque, la faccenda si è scatenata perché io, a cena, mi sono macchiata di un crimine gravissimo: non ho servito G! Tutte le altre vecchie anziane parenti servivano i loro consorti prendendo il cibo dal vassoio di portata per disporlo sui rispettivi piatti, solo io non lo facevo.
“Ma come”, ha cinguettato zia Ramona con un sorrisetto carico di biasimo, “non servi da mangiare al tuo maritino?”
Per motivi che ho già spiegato io e G non siamo sposati, ma zia Ramona preferisce sorvolare su questo doloroso (per lei) argomento.
“Non vedo perché dovrei farlo io”, ho risposto, “quando è perfettamente capace di provvedere da solo.”
Non è un bambino, diamine. È in grado di tagliarsi l'arrosto senza ficcarsi le posate negli occhi!
Il sorrisetto di zia Ramona s'è smorzato. “Ma tesoooro”, ha esclamato severa, “non sei per nulla servizievole, sai?”
“No, non lo sono. Perché sono la sua compagna, non la sua sguattera.”
Zia Ramona ha sussultato, e poi mi ha ammonito agitando il ditino: “Così rischi grosso, però. Prima o poi G finirà col lasciarti per una ragazza più affettuosa.”
“Io sono affettuosa. Sono estremamente affettuosa. Sono atrocemente affettuosa”, ho sbottato puntando un coltello alla giugulare di G, “vero che sono affettuosa? Vero?!?! Dillo! Dillo, maledetto bastardo!!!”
Scherzo, ovviamente. La mia reazione non è stata così focosa.
Invece ho respirato a fondo, ho contato mentalmente fino a dieci e poi ho risposto, sorridendo e sbattendo le ciglia: “Io sono affettuosa. Ma dimostro il mio affetto in altri modi. Vero, amore?”
Gli ho accarezzato un ginocchio e gli ho schioccato un bacio sulle labbra. Senza lingua, ovviamente!
La zia Ramona ha fatto la boccuccia a culo di gallina e ha sussurrato: “Oh!”
Poi ha capito, è arrossita fino alla radice dei capelli, e ha esclamato: “OOOH!
Lo zio Osvaldo ha ridacchiato.
G ha mimato un attacco d'asma e si è versato da bere.
Mamma ha borbottato qualcosa in un orecchio di papà. Non l'ho sentita, ma doveva essere una frase del tipo: “Ma perché quella sera non siamo andati a teatro invece di rimanere in casa a fare lei?”
Gli altri vecchi anziani parenti hanno prontamente cambiato discorso.
Ma la zia Ramona questa faccenda non se l'è scordata. E prima o poi me la farà pagare, lo so.

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